Il piano dell'Economist sui migranti e la proposta del Foglio
Il settimanale britannico Economist dedica la copertina del suo ultimo numero alla crisi dei migranti e spiega, in un editoriale dettagliato, perché, pur senza far venir meno la solidarietà, l’Europa deve trovare un modo per controllare il flusso dei migranti. “La situazione oggi è un caos”, scrive l’Economist. “I rifugiati sono stati lasciati liberi di attraversare il Mediterraneo, registrarsi e andare in qualsiasi paese gli sembrasse più accogliente. Molti immigrati economici senza diritto di asilo hanno trovato posto nelle file mentendo sul loro luogo d’origine. Questo approccio da liberi tutti deve essere sostituito da un sistema in cui i richiedenti asilo sono controllati appena raggiungono i confini europei – o meglio ancora: prima di attraversare il Mediterraneo. Quelli che non hanno diritto all’asilo devono essere rimandati indietro nei loro paesi senza indugio; quelli che possono ottenerlo dovrebbero essere mandati in paesi pronti ad accettarli”.
“Creare un sistema ben regolato richiede tre passaggi. Il primo è eliminare il ‘push factor’ che incoraggia la gente a rischiare la traversata, aumentando gli aiuti ai rifugiati, soprattutto alle vittime delle guerre civili in Siria e Iraq, compresi i moltissimi che sono fuggiti nei paesi vicini come Turchia, Giordania e Libano. Il secondo è controllare le richieste di asilo mentre i rifugiati son ancora nei centri di accoglienza in medio oriente o negli ‘hotspot’ (soprattutto in Grecia e Italia) in cui arrivano al loro primo ingresso nell’Ue. Il terzo elemento è insistere che i richiedenti asilo rimangano fermi fino a che la loro richiesta è processata, anziché saltare su un treno per la Germania”.
[**Video_box_2**]L’Economist chiede un sistema, dunque, in cui gli aiuti si devono concentrare prima dei viaggi della speranza, e in cui la selezione dei richiedenti asilo avvenga a monte (meglio nei paesi del medio oriente che nei già affollati hotspot italiani e greci). E’ la proposta che anche il Foglio ha lanciato, quando ha chiesto un “piano Marshall per i rifugiati siriani in Turchia, Giordania e Libano” che scoraggi le partenze, come scrive l’Economist. Agli aiuti va aggiunta una politica di insediamento che consenta di vagliare le richieste di asilo prima delle partenze. Abbiamo scritto che bisogna “andare a prendere i rifugiati direttamente in Turchia con un programma di reinsediamento e chiudere tutte le porte di accesso illegale. Si decida un tetto di ingressi annuali nell’Ue (500 mila?), con una quota per ogni stato. Si scelgano i criteri di selezione, mettendo in fila i rifugiati che entreranno nel corso degli anni. Chi cerca di passare davanti agli altri su un canotto diretto in Grecia viene rispedito in Turchia dove finisce in fondo alla fila”.
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