Lo scorso 15 settembre, intervistato su queste colonne, Giorgio Frassineti, sindaco di Predappio, diceva al Foglio che il governo Renzi era d'accordo con lui: un museo sul fascismo, nella città natale di Benito Mussolini, s'ha da fare. La notizia ripresa anche dalla Stampa e dal Corriere della Sera.
Lo scorso 15 settembre, intervistato su queste colonne, Giorgio Frassineti, sindaco di Predappio, diceva al Foglio che il governo Renzi era d'accordo con lui: un museo sul fascismo, nella città natale di Benito Mussolini, s'ha da fare. La notizia è stata ripresa oggi anche dalla Stampa e dal Corriere della Sera.
"Non possiamo cancellare la storia, non dobbiamo aver paura della storia”. Giorgio Frassineti ha cinquantacinque anni, è un esponente del Partito democratico, è, come si definisce, “un renziano di ferro”, e da sei anni ha un sogno particolare per la città che governa dal 2009: un museo che possa celebrare un pezzo della storia d’Italia. Un pezzo di storia d’Italia che però è piuttosto delicata e che riguarda il Ventennio che il nostro paese ha vissuto sotto la guida del regime fascista. (
Qui l'intervista integrale)
Frassineti aggiungeva alcuni dettagli operativi:
Finora la mia era solo un’idea. Ora siamo arrivati alla realizzazione: tra qualche giorno il comune diventerà formalmente proprietario del palazzo del fascio di Predappio e per costruire il museo, ma vedremo poi il nome che adotteremo, avremo 2.700 metri quadrati calpestabili, con una torre alta 40 metri, e tre piani circondati di marmi. E sono certo che una volta che partirà il progetto stato e governo non mi lasceranno solo”. Ne è sicuro? “Ne sono sicuro. Ho conosciuto il presidente del Consiglio durante la mia campagna elettorale. Era lo scorso 16 maggio. Gli raccontai la mia idea e lui mi disse delle parole per me definitive: bravo, vai avanti. Ed è proprio quello che sto facendo: sono andato avanti, e ora sono al traguardo. So già che ci saranno polemiche. Ma so già anche che la storia un giorno dirà che avevo ragione”. (
Qui l'intervista integrale)
Oggi il Corriere della Sera conferma la notizia e nell'articolo di Alessandro Mazza, intitolato "Museo del fascismo, il governo a Predappio", scrive:
Del progetto, il sindaco Frassineti ha appena discusso con il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Luca Lotti, che si è recato nella tanto discussa città del Forlivese - che diede i natali a Benito Mussolini - il 29 gennaio. E, dice il sindaco, "ha dimostrato interesse". Il prossimo appuntamento è per il 29 febbraio, quando verranno i tecnici del governo a vedere la struttura.
La Stampa di Torino, in un articolo di Marco Bresolin, fornisce ulteriori dettagli sul progetto:
Il governo Renzi ha deciso che per l’Italia è arrivato il momento di fare i conti con il passato ed è pronto a rompere un tabù che dura da oltre 70 anni: l’Italia avrà un museo dedicato al Fascismo. E già qui ci sarebbe abbastanza materiale per scatenare il dibattito storico-ideologico. Ma non è tutto, perché il museo sorgerà proprio nella Casa del Fascio di Predappio, a 500 metri dalla casa natale di Benito Mussolini. E a poco più di un chilometro dalla cripta che conserva le spoglie del Duce, che ogni anno richiama decine di migliaia di nostalgici in camicia nera. Il dossier è nelle mani del sottosegretario Luca Lotti: due settimane fa - lontano dai riflettori - è andato di persona a controllare il palazzo sorto nel Ventennio e ha assicurato che il governo troverà i fondi che ancora mancano (due milioni di euro, pari al 40 per cento dei costi di realizzazione). Probabilmente tramite il Cipe: procedura snella e tempi rapidi.
Frassineti, parlando al Foglio, aveva spiegato anche il senso della sua iniziativa:
"Il nostro paese si comporta spesso come un bambino che dopo una brutta esperienza decide di cancellare quell’esperienza e far finta di nulla. Chi si comporta così nasconde un problema, non lo supera, e lo stesso succede a chi nel nostro paese vuole nascondere la storia. Voglio un museo del fascismo, anche se so che museo non è la parola giusta, perché un museo monumentalizza, celebra, e io non voglio celebrare ma voglio soltanto raccontare, mettere in mostra. Per capirci: voglio questo museo per la stessa ragione per cui in Germania si trova il museo della Shoah: la storia, per comprenderla, la devi guardare negli occhi, anche se può fare male. Mi dicono: fermo, così celebri, non racconti, così trasformi Predappio nella Mecca dei fascisti italiani. Stronzate. Una buona politica, quando ha in mente un obiettivo, ha il dovere morale di rischiare. E il mio obiettivo, il nostro obiettivo, perché il mio partito è con me, è semplice ed elementare: dobbiamo dare il nostro contributo per raccontare il Novecento. Per raccontare i totalitarismi, con le Mauthausen, le Srebrenica, le Sarajevo, le coscienze nere del nostro continente. E dobbiamo farlo, se possibile, nei luoghi in cui quei frammenti di storia sono stati toccati più da vicino”.
L'ex direttore del Corriere della Sera e storico, Paolo Mieli, si era detto favorevole all'idea del sindaco Frassineti in un'intervista al Foglio:
“Sono a favore di quel progetto per due motivi. Il primo è che Predappio è già meta di ininterrotti pellegrinaggi di nostalgici. Non siamo di fronte a una situazione in cui il sindaco si inventa qualcosa per sfruttarlo. Cerca semmai di mettere ordine e di dare un carattere scientifico a qualcosa che già avviene, per trasformare quello che oggi è un mausoleo dei nostalgici in qualcosa di più serio, in una opportunità di conoscenza. Il secondo motivo è che questo genere di istituzioni sono più che mai utili in epoca di perdita di memoria storica. A patto, naturalmente, che a occuparsi della loro gestione non siano i delegati dei partiti ma studiosi di provata serietà".
Scettico invece lo storico Giovanni Sabbatucci:
Proprio quest’ultimo spiega però al Foglio di non condividere l’idea del sindaco di Predappio, “e non perché in teoria non sarebbe desiderabile un luogo dedicato alla memoria del ventennio, e in particolare un museo, visto come strumento tra gli altri di approfondimento e conoscenza. Ma solo in teoria – puntualizza Sabbatucci – perché nella realtà e nella stragrande maggioranza dei casi, i musei sono spazi che per forza di cose diventano celebrativi. Non vale l’esempio del museo berlinese della Shoah, che ha la funzione di perpetuare la memoria di qualcosa che non smette di essere oggetto di negazionismi. Mentre già immagino il museo del fascismo di Predappio diventare oggetto di contese e lamentele senza fine, che di scientifico avrebbero ben poco".