Sanità lombarda e inconvenienti dei puri
Sono deluso ma anche incazzato, molto incazzato”. Così, ieri pomeriggio, il presidente della Lombardia Bobo Maroni in Consiglio regionale, dopo che in mattinata Fabio Rizzi – presidente della commissione Sanità, ex senatore leghista nonché architetto della riforma della Sanità lombarda approvata lo scorso anno – è stato arrestato con altre 20 persone (ordinanza del gip del tribunale di Monza) per presunte tangenti in appalti, settore odontoiatria. La faccenda non pare di quelle destinate a far crollare il Pirellone, ma il governatore ha i suoi motivi per essere incazzato. Anche perché, come ha detto il presidente del Consiglio regionale, il centrista Raffaele Cattaneo, “sul piano istituzionale è un altro duro colpo alla credibilità di questo Consiglio regionale”.
In attesa di sviluppi, è una questione di credibilità politica e immagine. Soprattutto per un partito, la Lega, e un governo regionale che si erano imposti con l’immagine della ramazza per far pulizia delle passate amministrazioni e sbandierando un pedigree immacolato. Ma la regola per cui c’è sempre qualcuno più puro di te è inesorabile. E ancor più, una nuova ammaccatura sulla Sanità rischia di indebolire Maroni nella partita, tuttora aperta con Roma, sulla complessiva gestione di un settore chiave per bilanci e investimenti e in cui, evidentemente, il sistema di controllo di una regione pur virtuosa è ancora debole. Ciò detto, il capogruppo Pd in regione, nonché braccio destro di Beppe Sala nella corsa di Milano, Umberto Ambrosoli, già ieri mattina non s’è trattenuto dal twittare giudizi improntati al consueto giustizialismo. I recenti attacchi a Sala sul fronte Expo non hanno insegnato nulla. Il garantismo resta a fasi alterne.
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