Può una nazione morire?
In Cina, la “politica del figlio unico” è stata imposta a colpi di quote delle nascite, repressione e aborti forzati. In Italia è una scelta volontaria e appagante. I numeri dell’Istat sugli indici demografici relativi al 2015 sono impressionanti e sconsolanti. Il tasso di mortalità ha raggiunto il 10,7 per mille, il più alto in settant’anni. Gli ultrasessantacinquenni sono 13,4 milioni, il 22 per cento della popolazione totale. Le nascite sono state appena 488 mila, 15 mila in meno rispetto al 2014. Il minimo storico dall’Unità d’Italia a oggi.
Aveva ragione Angelo Bagnasco, cardinale arcivescovo di Genova e presidente della Cei, quando disse che “l’Italia si sta gravemente mutilando” a causa del suo tasso di natalità. Molti risero, compiaciuti. Mentre producevamo più cadaveri che bambini. L’Italia sta collassando, come il Giappone. Oggi ci sono già più nonni che nipoti. Siamo il primo paese al mondo a fare esperienza del cosiddetto “punto di non ritorno”, quando il numero di persone sopra i sessant’anni eccede il numero di coloro che sono sotto i venti. Siamo un paese ostile alla vita. 488 mila nascite a fronte di 100 mila aborti nel 2015. Quasi una gravidanza su quattro in Italia finisce con una interruzione.
[**Video_box_2**]Quando è iniziato il collasso e da cosa dipende? Alla fine degli anni Settanta, quando la nostra fertilità si è letteralmente dimezzata. E non dipende da fattori economici, di welfare o di opportunità lavorative (allora, l’Italia era la patria dell’assistenzialismo). Come spiegarsi, altrimenti, che aumentano le auto pro capite, i viaggi pro capite, i beni materiali pro capite, ma diminuisce soltanto il numero di bambini pro capite? Non cresciamo economicamente anche perché le culle in Italia sono da trent’anni vuote. Accendiamo ogni sera i talk show e vediamo sindacalisti che parlano degli anziani come della nostra più grande risorsa, come un bene da proteggere e soddisfare. In Parlamento, da un mese, si discute soltanto di adozioni e diritti gay, la cosa più sterile del mondo. Andiamo nei supermercati e il reparto dell’infanzia è più piccolo di quello dedicato alla cura degli animali. Siamo un paese in preda al languore e al compiacimento. “Può una nazione morire?”, ha chiesto la rivista Foreign Policy. Sì, di cause naturali, come certi atolli delle Maldive sommersi dalle acque che salgono. O di cause militari, come accadde al regno di Aragona. O di demografia. Come sta succedendo a all’Italia.
Il Foglio sportivo - in corpore sano