Giù le mani dagli obiettori di coscienza

Redazione
L’ultima decisione del Consiglio d’Europa potrebbe mettere a rischio il diritto all’obiezione di coscienza. In circa 70 pagine è stato infatti affermato che “lo Stato italiano non fa abbastanza per evitare che l’obiezione di coscienza dei medici anti aborto abbia come violazione la Carta sociale del Consiglio d’Europa

L’ultima decisione del Consiglio d’Europa potrebbe mettere a rischio il diritto all’obiezione di coscienza. In circa 70 pagine, facendo seguito a un ricorso presentato dalla Cgil, è stato infatti affermato che “lo Stato italiano non fa abbastanza per evitare che l’obiezione di coscienza dei medici anti aborto, garantita dalla legge 194 del 1978, abbia come violazione la Carta sociale del Consiglio d’Europa, in particolare riguardo ai diritti alla Salute e alla non discriminazione delle donne che vogliono interrompere la propria gravidanza”. Tradotto: ci sono troppi medici obiettori, e dunque c’è difficoltà in Italia a garantire il diritto per le donne di abortire. Nessuna parte della sentenza mette in gioco formalmente il diritto all’obiezione di coscienza, eppure qualche rischio a lungo termine ci può essere.

 

Ma perché l’Italia è stata richiamata? Il dito viene puntato contro una discriminazione tra personale obiettore e non obiettore: a giudizio della Cgil, i non obiettori sono discriminati anche in relazione al progredire della carriera. E’ davvero così? Vale la pena vedere i dati del rapporto 2015 stilato dal ministero della Salute sulla legge 194. Si nota che l’obiezione di coscienza non impedisce il ricorso all’interruzione volontaria di gravidanza, al punto che le interruzioni di gravidanza volontarie sono state effettuate nel 60 per cento delle regioni disponibili. Viene ignorato il fatto che un terzo degli aborti è praticato da ragazze straniere, quasi sempre per difficoltà economiche. Parlando di Carta dei diritti sociali, si dovrebbe piuttosto aiutare queste ragazze  a non abortire, tutelando il loro diritto al lavoro, alla casa e anche alla maternità. Invece, si parla solo del diritto di aborto.