Il senso di Ingroia per le icone antimafia
Sarà l’ex pm Antonio Ingroia, nelle nuove vesti di avvocato, a difendere davanti ai suoi ex colleghi della procura di Palermo Pino Maniaci, il decaduto giornalista-simbolo dell’antimafia, oggi indagato per estorsione. Un istinto primordiale e irrefrenabile sembra spingere l’ex magistrato a non mancare all’ultimo appuntamento con l’antimafia in versione patacca. Un nome su tutti risuona ancora nelle nostre orecchie, complici anche le spalle mediatico-televisive su cui trovò sponda: quello di Massimo Ciancimino, il “supertestimone” del processo sulla fantomatica trattativa stato-mafia. Di fronte ai teoremi del figlio di Don Vito sull’esistenza di “papelli” e di un misterioso “signor Franco” (il famigerato agente dei servizi segreti che avrebbe fatto da tramite tra lo stato e Cosa nostra), Ingroia non resistette alla tentazione e, tra comparsate santoriane e interviste travagliesche, decise di elevare Ciancimino a “icona antimafia” (così lo definì in un suo libro), sostenendo che si era di fronte al punto di svolta delle indagini sulla trattativa.
La fine tragicomica del superteste è nota: tra cambi di rotta, rettifiche e passi indietro, le sue ricostruzioni sono crollate davanti agli stessi magistrati della procura di Palermo, che pur con un certo impegno puntano a dimostrare l’avvenuto accordo tra stato e mafia, e soprattutto la sua rilevanza penale. A procedere grazie alle rivelazioni di Ciancimino restano così solo i due processi avviati per calunnia nei suoi confronti, per aver additato come mediatori della trattativa l’ex capo della polizia Gianni De Gennaro e l’ex agente dei servizi segreti Rosario Piraino (che dovrà essere risarcito). Non sorprende, dunque, che oggi Ingroia sul caso Maniaci abbia risentito dell’eterno richiamo pataccaro, finendo per proporsi come avvocato difensore del giornalista finito sotto accusa per estorsione. Inaspettata, piuttosto, è parsa la sua improvvisa riscoperta del principio di presunzione di innocenza o dell’aleatorietà delle intercettazioni. Ma in fondo in questi giorni tutto può succedere, anche che il Fatto quotidiano – proprio lui – riporti le parole dell’ex presidente dell’Antimafia, Francesco Forgione, contro quegli organi dell’informazione responsabili di aver elevato a simbolo della legalità soggetti discutibili come Ciancimino, “diventato una icona da talk-show”.
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