Make America Clint Again
Pubblichiamo alcuni stralci dell’intervista che Clint Eastwood e suo figlio Scott hanno rilasciato alla rivista Esquire del mese di settembre, con il titolo “Clint and Scott Eastwood: No Holds Barred in Their First Interview Together”. L’autore dell’intervista è Michael Hainey, direttore esecutivo di Esquire.
Clint Eastwood ha 86 anni ma non si ferma. Non lo ha mai fatto. Vent’anni dopo l’età in cui la maggior parte della gente ha già trovato un buen retiro, Eastwood è ancora vitale e vibrante, e ricorda che dovremmo evolverci in continuazione anche noi. Eastwood lo si ritrova quasi sempre qui, nel suo ufficio, a fare quello che ama e che dà senso alla sua vita: lavorare. O, più precisamente, creare. Nelle ultime settimane questo omone di un metro e novanta allungato su una vecchia poltrona di pelle Barcalounger si è rinchiuso in una stanza con il suo editor per finire “Sully”, il trentacinquesimo film che ha diretto in una carriera iniziata nel 1955. “Sully”, che ha come protagonista Tom Hanks nei panni del capitano Cheslet Burnett Sullenberger, il pilota che ha fatto atterrare il suo aereo in avaria sul fiume Hudson nel 2009, è come molti altri film recenti di Eastwood: la storia di un uomo che decide di agire e fare ciò che è giusto ma ne soffre le conseguenze a causa dei benpensanti.
“Sully” uscirà a settembre (in America, ndr) in contemporanea con un altro film su un uomo che si è imposto per ciò che credeva fosse giusto: “Snowden”. Diretto da Oliver Stone, racconta la storia di Edward Snowden e ha tra i protagonisti il figlio di Eastwood, Scott, che interpreta il superiore di Snowden all’Nsa. E’ il ruolo più importante mai interpretato dall’attore trentenne. Diciamocelo chiaro: se non è facile essere il figlio di Clint, ancora più difficile è rilevare il business di famiglia. E poi c’è la differenza d’età di cinquantasei anni. Per buona parte della sua infanzia, Scott ha vissuto con sua madre, Jacelyn Reeves, alle Hawaii (Clint ha avuto Scott da una relazione extraconiugale) e i due uomini non hanno passato molto tempo insieme fino a che Scott non si è trasferito in California per vivere con suo padre durante la high school. Negli ultimi anni, i due si sono riavvicinati, soprattutto dopo che Clint ha assegnato a Scott una piccola parte in “Invictus”. Pochi minuto dopo che Clint e io ci siamo seduti nel suo ufficio con pannelli di legno alle pareti, è arrivato anche Scott.
Esquire: I vostri film hanno temi simili. “Sully” si è imposto per i suoi princìpi contro persone che lo volevano distruggere. E “Snowden” si è imposto per una serie completamente differente di princìpi. Entrambi i film arrivano in un momento in cui stiamo cercando persone dotate di integrità.
Clint Eastwood: Beh, siamo davvero a corto di integrità di questi tempi. Là fuori è un manicomio. Ti chiedi, ma che diavolo succede? Sully dovrebbe candidarsi presidente, non quella gente. Il film di Scott sembra interessante. Voglio vederlo perché riguarda il tradimento del proprio paese, qualunque sia la ragione. Snowden è diventato famoso per le ragioni sbagliate, e Sully è diventato famoso per aver fatto qualcosa di spettacolare.
Scott Eastwood: E’ un periodo interessante. Mio padre è molto vecchia scuola. Mi ha cresciuto con integrità, mi ha insegnato a essere puntuale e a lavorare duro.
Esq: I tuoi personaggi sono diventati pietre miliari nella cultura popolare, che si tratti di Reagan che dice “Make my day” (battuta cinematografica di Eastwood ripetuta dal presidente Reagan, ndr) o adesso Trump. Sono convinto che faccia pratica per imitare il tuo sguardo torvo.
CE. Può essere. Ma lui ha capito molte cose, perché segretamente tutti si stanno stancando del politicamente corretto, di leccare il culo. E’ un’epoca di leccaculo quella in cui ci troviamo adesso. Siamo davvero in un’epoca di fighetti. Tutti camminano sulle uova. Vediamo gente accusare altra gente di razzismo e cose del genere. Quando sono cresciuto io, quelle cose non erano chiamate razziste. E quando ho fatto “Gran Torino” perfino un mio socio mi ha detto: “Questa è davvero una sceneggiatura eccellente, ma è politicamente scorretta”. Io ho risposto: “Bene, fammela leggere stanotte”. La mattina successiva sono andato da lui e gliel’ho tirata sulla scrivania e ho detto: “Iniziamo immediatamente”.
Esq: Cos’è l’“epoca dei fighetti”?
CE: Tutte queste persone che dicono: “Oh, non puoi fare questo, e quest’altro, e non puoi dire quest’altro ancora”. Penso che sia solo l’epoca attuale.
Esq: E cosa pensi che Trump abbia capito?
CE: Quello che Trump ha capito è che dice tutto quello che gli passa per la testa. A volte non è tanto bravo. E a volte è… voglio dire, posso capire da dove viene, ma non sono sempre d’accordo con lui.
Esq: Quindi non gli dai il tuo endorsement?
CE: Io non ho mai fatto un endorsement per nessuno. Non ho parlato con Trump. Non ho parlato con nessuno. Sai, adesso è definito razzista perché ha parlato di quel giudice (Gonzalo Curiel, che sta vagliando una causa contro la Trump University e che il candidato repubblicano ha definito inadatto al ruolo perché messicano, ndr). E ovvio, è una cosa stupida da dire. Voglio dire, basare la tua opinione sul fatto che il tipo è nato da genitori messicani o cose così. Ha detto un sacco di stupidaggini. Ma di stupidaggini siamo pieni. Da entrambe le parti. Eppure tutti – la stampa e tutti gli altri, continuano a dire: “Oh, questo è razzista”, e fanno un gran baccano. Fatevene una fottuta ragione. E’ un periodo storico triste.
Esq: Che cosa ti preoccupa di più?
CE: Non stiamo davvero… quello che mi preoccupa… penso che quando ho fatto quella sciocchezza alla convention repubblicana, parlando alla sedia… (Durante la convention repubblicana del 2012, Eastwood fece parte del suo discorso parlando a una sedia vuota che impersonava il presidente Obama, ndr).
Esq: Non direi che era una sciocchezza.
CE: Era una sciocchezza al tempo, ma stavo aspettando nel backstage e stavo sentendo tutti dire la stessa cosa: “Oh, questo tipo è un grande”. Vero, è un grande (Mitt Romney, candidato repubblicano nel 2012, ndr). Ma dovevo dire qualcosa di più. E così stavo ascoltando una vecchia canzone di Neil Diamond che fa: “E nessuno l’ha sentito/ nemmeno la sedia”. E penso: Questo è Obama. Lui non fa il suo lavoro. Non va al Congresso per trovare un accordo. Cosa diavolo fa tutto il giorno seduto alla Casa Bianca? Se io avessi quel lavoro, andrei là e troverei un accordo. Certo, al Congresso sono tutti dei pigri bastardi, ma allora? Tu sei il capo. Sei il presidente della compagnia. E’ tua responsabilità fare in modo che tutto vada bene. E’ lo stesso per ogni compagnia di questo paese, sia che sia una società di due persone o di duecento… E questa è l’epoca dei fighetti: nessuno vuole lavorare.
Esq: Hai fatto tempo fa una campagna elettorale. Se dovessi scrivere un discorso per questa elezione, cosa diresti?
CE: “Smettetela, abbattete tutto”. Tutta questa gente là fuori che blatera, merda. Stanno annoiando tutti. Chesty Puller, un grande generale dei marine, una volta ha detto: “Puoi affamarmi, puoi picchiarmi, puoi uccidermi, ma non mi annoiare”. E questo è esattamente ciò che sta succedento: tutti sono annoiati, tutti. E’ noioso ascoltare tutta questa merda. E’ noioso ascoltare questi candidati.
Esq: Cosa vorresti cambiare?
CE: Direi di andare a lavorare e iniziare a essere più comprensivi di tutti. Anziché insultare tutti, iniziate a capire di più la gente. Ma muovetevi e fate ciò che dovete. Calciate culi e prendetevi gli insulti. E questo potrebbe essere mio padre che parla, ma non spendete soldi che non avete. E’ per questo che adesso siamo in questa posizione. E’ per questo che la gente dice: “Perché mai dovrei lavorare? Magari riuscirò a ottenere qualcosa gratis”. E andare avanti a parlare di andare gratis al college. Io non sono andato al college gratis. Voglio dire, era poco costoso, perché sono andato al City college di Los Angeles, non è stato come andare a una grande università. Ma era ok. E poi, sapete, non ho finito, perché ho deciso di diventare attore, rovinando la mia vita intera. [Tutti ridono].
Esq: Cosa pensi di Hillary?
CE: Cosa penso di lei? Voglio dire, è difficile ascoltare la sua voce per quattro anni. Potrebbe essere difficile. Se semplicemente continuerà a fare quello che abbiamo fatto, allora non starò con lei.
Esq: Ma se la scelta fosse tra lei e Trump, cosa faresti?
CE: Questa è difficile. Andrei con Trump… sai, perché lei ha detto che seguirà le orme di Obama. Ci sono troppe stupidaggini in entrambi gli schieramenti. Lei ha fatto un sacco di soldi grazie alla politica. Io ho perso soldi a fare politica. Sono sicuro che Ronald Reagan abbia perso soldi a fare politica.
Esq: Scott, tu non entreresti mai in politica, vero?
SE: Me la darei a gambe levate. [Ride].
CW: Quando ripenso a mio padre, ricordo che abbiamo lasciato Redding e siamo arrivati in macchina fino a qui così lui avrebbe potuto ottenere un lavoro come benzinaio a una Standard Station all’angolo tra PCH e Sunset Boulevard. Lui ha viaggiato cinquecento miglia, preso su la sua famiglia, impacchettato tutto perché era l’unico lavoro disponibile. Per cui penso: “Cosa sarebbe successo se avesse detto: ‘Oh, questo non lo posso fare’”?. Beh, avremmo chiesto la carità per un sandwich alla porta di qualche casa. E questa è una delle cose di maggiore impatto che mi siano successe nella vita. Ero un bambino di cinque anni, e un tipo viene sul retro della nostra casa e dice a mia madre: “C’è della legna nel giardino, posso tagliarla per lei signora?” E mia madre dice: “Non abbiamo soldi”. E lui: “Non voglio soldi. Solo un sandwich”.
Esq: Questo ricordo ti tormenta?
CE: Mi tormenta quando penso a tutti i coglioni là fuori che si lamentano. Ho visto gente messa davvero molto male. Non c’era welfare per stare a galla. Il tipo voleva solo un sandwich. Per fortuna in seguito ha trovato un lavoro. Era solo un tipo che cercava di esistere, la gente a quel tempo era così.
Esq: Ti è venuto un piccolo nodo alla gola.
CE: E’ una visione strana quando vedi quella disperazione. Capisci, quando qualcuno ti dice: “Non voglio niente. Voglio solo il minimo indispensabile per esistere”.
Esq: Ogni tanto sogni di tuo padre?
CE: A volte sì. Ho sempre rimpianto di non avegli chiesto più spesso di giocare a golf insieme, o di passare del tempo con lui.
Esq: Clint, ti definisci un libertario?
CE: Non so cosa sono. Sono un po’ di tutto.
Esq: Politicamente, siete il partito anti fighetti?
SE: Certo: niente smidollati.
CE: Sì, sono contro la generazione dei fighetti. Da non confondere con le fighette.
SE: Siamo tutti pro fighette.
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