Adozioni ai gay e più aborto per tutti. La lezione dell'Onu all'Italia
Pubblicate le osservazioni conclusive della Commissione diritti umani delle Nazioni Unite sul nostro Paese: "Lo Stato deve garantire l'accesso all'aborto legale"
Blasfemia, diritti dei rom, accoglienza dei migranti, aborto, adozioni alle coppie gay e libertà d'informazione. C'è un po' di tutto nelle "osservazioni conclusive" sull'Italia pubblicate dalla Commissione diritti umani dell'Onu. Il preambolo è un plauso al nostro governo per alcune delle misure approvate in questi anni (su tutte la legge sulle unioni civili) poi, però, arrivano le note "dolenti". Un dettagliato elenco di criticità che, secondo la Commissione, lo Stato dovrebbe risolvere per arrivare ad un pieno riconoscimento dei diritti di tutti i suoi cittadini.
Si parte con una critica all'articolo 3 della Costituzione che, secondo le Nazioni Unite, non contiene una lista dettagliata dei motivi per cui alcuni cittadini vengono discriminati. Quindi si passa alle coppie gay che, spiega il documento, devono essere messe nelle condizioni di "adottare bambini, compresi i figli biologici del partner", mentre lo Stato dovrebbe "assicurare ai bambini che vivono in famiglie omosessuali la stessa tutela legale di quelli che vivono in famiglie etero". Non solo, secondo la Commissione, andrebbe anche garantito "lo stesso accesso alle tecniche di fecondazione in vitro per le coppie gay", mentre occorre "combattere discriminazioni e 'hate speech' nei confronti di persone omosessuali".
Vanno invece evitati, prosegue la nota, "gli sgomberi forzati" nei confronti di Rom, Sinti e Caminanti. E quando questo accade, nel testo si fa riferimento anche alla situazione di Roma, alle comunità interessate vanno garantiti "tutela legale" e un'adeguata sistemazione alternativa. Passando dalla situazione delle carceri al 41 bis, la Commissione si concentra anche sul "problema" dell'aborto, sottolineando che "in Italia è difficile accedere all'interruzione volontaria di gravidanza, a causa dell'alto numero di medici che rifiutano di praticare aborti per ragioni di coscienza".
Questo, secondo le Nazioni Unite, porta ad "un numero significativo di aborti clandestini". Per questo l'Italia "dovrebbe adottare le misure necessarie per garantire un accesso tempestivo e senza ostacoli ai servizi di aborto legale sul suo territori, e stabilire anche punti di riferimento effettivi per le donne in cerca di strutture" in grado di garantire il servizio.
Se poi restasse del tempo libero il governo può sempre occuparsi, è un suggerimento, di depenalizzare il reato di blasfemia e "implementare" la libertà di informazione.