Contro i dogmi dell'abortismo
Il Nyt: I Dem rivedano la posizione pro choice, altrimenti perderanno
Cari liberal del Partito democratico, se volete tornare alla Casa Bianca dovete mettervi in testa che non è più tempo di mostrarsi filoabortisti. La provocazione è di quelle che contano, visto che campeggia sulle gloriose pagine del New York Times, in un editoriale firmato da Thomas Groome. Se messo in pratica, il consiglio di quest’ultimo segnerebbe una svolta. Perché non c’è verso per i Dem di sognare la conquista del cosiddetto (e abbastanza fluido) voto cristiano (cattolico o evangelico che sia) se non si rivedranno le posizioni a favore della legislazione sull’aborto e, ovviamente, dell’atavico e indefesso sostegno alla Roe v. Wade che legalizzò in tutto il paese l’interruzione di gravidanza volontaria. La teoria dell’editorialista può apparire sui generis, o quantomeno limitativa rispetto all’elenco sterminato di motivi che gli americani hanno addotto per preferire i repubblicani ai democratici. Eppure, proprio qui sta il problema: nonostante ci fosse una candidata che tutto sommato si è mostrata attenta alle questioni sociali care ai cattolici – sostiene il Nyt – la variegata platea elettorale cristiana ha scelto il razzista e misogino Donald Trump. Il motivo sta proprio nel sostegno convinto e deciso di Clinton all’aborto.
Proprio ieri, l’Onu, dove evidentemente il Nyt non è più di moda, ha pubblicato tramite la commissione Diritti umani, un rapporto in cui sostiene che l’Italia non garantisce il diritto all’aborto (oltre a ribadire il solito canovaccio così à la page nel Palazzo di Vetro secondo cui è necessario consentire l’adozione alle coppie omosessuali oltre, ça va sans dire, a depenalizzare la blasfemia).