Una casa abbandonata in Islanda (foto via MaxPixel)

L'isola infelice

Redazione

L’Islanda ha eliminato i Down, ma ora vuole proibire la circoncisione

L’Islanda è il primo paese europeo senza nascite di persone con sindrome di Down. La notizia l’estate scorsa fece il giro del mondo. Negli ultimi anni, in media, nascono una o due persone con sindrome di Down all’anno, su una popolazione vicina ai 335 mila abitanti nell’isola dell’Europa settentrionale. Le stime indicano una percentuale ormai vicina al cento per cento di aborti. Succede anche in Danimarca. Nel paese scandinavo, le stime parlano di una percentuale di aborti legati alla possibilità di questa anomalia cromosomica del 98 per cento. L’Islanda vuole intestarsi un altro record: bandire la circoncisione, la più antica pratica ebraica (ma anche medica) al mondo. E’ stato depositato un Disegno di legge in questo senso e voluto a maggioranza. C’è una pena detentiva di sei anni per chiunque sia riconosciuto colpevole di “rimozione di organi sessuali in toto o in parte”. Si descrive la circoncisione come una “violazione” dei diritti. Come può un paese che si vanta di aver sradicato una intera classe di esseri umani, condannata a morte dalla propria malattia genetica, considerare “lesivo della dignità” del bambino il taglio del prepuzio? Ma tutto si tiene nella mentalità eugenetica. La Germania nazista era all’avanguardia nel trattamento degli animali, ma intanto pianificava l’Olocausto dei malati di mente e dei disabili fisici. Era, anche quella, una forma estrema di umanitarismo, della quale gli scandinavi furono infatti pionieri (le sterilizzazioni di massa).