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Una torta per festeggiare la libertà

Il pasticcere che non ha servito i gay vince (ma non troppo) la giusta battaglia

La Corte suprema americana si è espressa in favore di Jack Phillips, il pasticcere del Colorado che, per motivi religiosi, si è rifiutato di fare una delle sue artistiche torte nuziali per una coppia gay, caso che ha dato origine a una disputa sul rapporto fra libertà religiosa e divieto di discriminazione. Phillips ha ottenuto una vittoria numericamente abbondante (7-2) ma giuridicamente ristretta, perché si poggia sul fatto che la commissione dei diritti civili che ha contestato la scelta di Phillips come discriminatoria “ha mostrato alcuni elementi di chiara e inaccettabile ostilità verso le sincere motivazioni religiose che motivavano la sua obiezione”.

 

 

Il pasticcere è stato vessato da una commissione che ha tradito la sua animosità ideologica con dichiarazioni e commenti incompatibili con le sue pretese di imparzialità, e questo ingiusto trattamento ha portato dalla parte dei conservatori anche i giudici liberal Elena Kagan e Stephen Breyer e l’eterno indeciso Anthony Kennedy, che ha scritto l’opinione della maggioranza. La sentenza è una vittoria netta per i difensori della libertà religiosa, ma lascia margine perché casi analoghi vengano risolti in modo opposto: se Phillips non avesse trovato davanti a sé una commissione per i diritti civili chiaramente orientata ideologicamente, forse la disputa si sarebbe conclusa in modo diverso. 

 

Per mettere a verbale il senso di una vittoria mutilata, il conservatore Clarence Thomas ha scritto un parere separato in cui spiega che è stata presa la decisione giusta per le ragioni sbagliate. Allo stesso tempo, l’opinione afferma chiaramente che “le obiezioni religiose e filosofiche al matrimonio gay sono idee protette e in alcuni casi forme di espressione protette”. Non un passo irrilevante nella marcia della libertà.

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