La Corte fa politica sull'eutanasia
Perché non decidere sul caso Cappato indica già una direzione
La Corte costituzionale, chiamata a decidere sulla costituzionalità dell’articolo 580 del Codice penale, dopo che il Tribunale di Milano aveva assolto il radicale Marco Cappato per avere accompagnato a suicidarsi in una clinica svizzera Dj Fabo, ha scelto di non esprimersi prima di un anno. I giudici, si legge nel comunicato stampa diramato in serata, hanno “rilevato che l’attuale assetto normativo concernente il fine vita lascia prive di adeguata tutela determinate situazioni costituzionalmente meritevoli di protezione e da bilanciare con altri beni costituzionalmente rilevanti”.
Con una mossa inedita, e di fatto politica, la Consulta ha sospeso il processo per dodici mesi, invitando il Parlamento a “intervenire con un’appropriata disciplina”. Esulta l’associazione radicale Luca Coscioni, secondo cui “la Corte ha riconosciuto le nostre ragioni”. Molto critica l’associazione cattolica Scienza & Vita, che parla di “pericolosa deriva, prima tra tutte quella del collasso di un sistema giuridico – il nostro – che al centro mette la persona, e non la sua mera volontà”. Più cauto il Centro Studi Livatino dell’ex sottosegretario e magistrato Alfredo Mantovano, che parte da un dato di realtà, e cioè che “la norma che sanziona l’aiuto al suicidio resta in vigore e non viene ritenuta illegittima”. Vero, per il momento.
In attesa dell’ordinanza, è difficile non leggere nelle poche righe di comunicato della Consulta un invito alla politica a fare una legge che tuteli situazioni come quella di Cappato e Dj Fabo. Se avessero deciso ieri, avrebbero dovuto dire che l’articolo 580 era costituzionale. Il collegio era però molto spaccato sul tema, e dopo due giorni di discussioni, ha optato per una decisione che appare pilatesca. Cappato ha ottenuto l’obiettivo prefissato: ora sarà compito della politica decidere sul diritto all’eutanasia in Italia (anche se è difficile immaginare che questa maggioranza, che sui temi sensibili ha stretto un patto di non intervento, possa fare in un anno una legge che piace ai Radicali). Per ora il diritto alla vita, tutelato dall’ordinamento italiano, non è ancora un diritto sulla vita. E questa è l’unica buona notizia.