L'identità di genere diventa un'opinione
Autorizzato (in Italia) il farmaco che blocca lo sviluppo sessuale dei giovani
E’ stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il provvedimento con cui l’Aifa, l’ente di farmacovigilanza italiano, consente di utilizzare la triptorelina a spese del Servizio sanitario nazionale, per un uso diverso da quello autorizzato. E’ un farmaco da tempo adoperato per bloccare le pubertà precoci, cioè patologiche, che adesso si può usare gratis per fermare quelle fisiologiche, cioè che avvengono all’età giusta. Lo si può fare se, intorno a dodici anni, è diagnosticata la disforia di genere: se un ragazzino si “sente” una ragazzina, e viceversa, e ne soffre molto. Con questo farmaco si blocca lo sviluppo fisico per anni, fino all’età di sedici. Si resta in un limbo pre-adolescenziale, senza seno le femmine e senza peli i maschi, ma intanto la mente va avanti e la vita continua, e non si capisce perché restando così, corpo da bambino ma consapevolezza che cambia, con gli ormoni nativi spenti per anni, una persona dovrebbe comprendere meglio chi è. Come a dire: preferisco leggere una pagina bianca, perché le parole disturbano. Poi a 16 anni si decide se continuare con gli ormoni o no, e trasformare il corpo secondo quel che si è capito di sé. C’è solo una sperimentazione valida, ma pure il Comitato nazionale per la bioetica ha detto di sì (con un solo voto contrario, spiegato in una nota al parere), anche all’ipocrisia del consenso informato del minore, che a dodici anni dovrebbe capire che cosa significa tutto questo, compreso il fatto che forse non potrà avere figli, da grande. Ma quando mai a dodici o a sedici anni si pensa ai figli, e si capisce cosa significa averne? La posta in gioco è un’altra: anticipare il più possibile nella vita la messa in discussione della propria identità, potendo scegliere di essere uomo, donna o altro. A carico dello stato, quindi legittimamente.