La difesa vaticana del gender fluid
Il trattamento che blocca la crescita giustificato sul portale della Santa Sede
E’ incomprensibile il motivo per cui Vatican News, il portale della comunicazione della Santa Sede, abbia ospitato una difesa dei bloccanti della pubertà nei casi di disforia di genere, somministrati ora a carico del Servizio sanitario nazionale. E che la difesa sia stata affidata alla vicepresidente del Comitato nazionale per la bioetica (Cnb), esplicitando che è anche membro corrispondente della Pontificia accademia per la vita (Pav). Difficile pensare a un’intervista “sfuggita” alla redazione, che non abbia avuto il beneplacito del presidente della Pav, mons. Vincenzo Paglia, e dei responsabili della comunicazione vaticana. La conclusione ovvia ma incredibile, nel senso che non si riesce a credere, è che anche la Pav sia favorevole al trattamento che blocca la crescita in casi di disforia di genere, nell’attesa che i ragazzini possano capire qual è il loro genere di appartenenza: quello di nascita, quello opposto, oppure altro.
Parlare di uso prudente, caso per caso, è la classica toppa peggiore del buco: ci mancherebbe pure che fosse data generalizzando, come la tachipirina per l’influenza. Non è stato detto che il Comitato nazionale di bioetica non è stato concorde, ma ha avuto un voto contrario, argomentato. Non si può neppure affermare, come nel testo dell’intervista, che il trattamento deve essere somministrato “solo per un breve periodo di tempo”: per bloccare la pubertà non basta qualche mese, bisogna farlo prima che inizi, quindi intorno ai 12 anni, e si prosegue fino ai 16, età a cui si possono iniziare gli ormoni cross sex, per la transizione vera e propria. Si smette prima solo se si interrompe il percorso, e la letteratura dice che quasi tutti quelli che iniziano poi proseguono con la transizione. Infine, con il sì al trattamento se ne accettano i presupposti gender fluid. Che c’entra la Pontificia accademia per la vita?