Interrotte idratazione e alimentazione, è iniziata l'eutanasia di Vincent Lambert
Neanche l'appello dell'Onu ha fermato i medici di Reims, che questa mattina hanno attivato le procedure che porteranno alla morte il quarantaduenne francese. L'indignazione del Vaticano
Questa mattina i medici dell'ospedaleCentre Hospitalier Universitaire di Reims, in Francia, hanno avviato la procedura che porterà alla morte di Vincent Lambert, ricoverato da dieci anni in stato di coscienza minima in seguito ai postumi di un incidente stradale. L'alimentazione e l'idratazione sono state interrotte, e nulla hanno potuto i ricorsi e la mobilitazione dei vertici della chiesa cattolica francese. Anche l'Onu, non certo un bastione della lotta alle derive eutanasiche, aveva chiesto alle autorità di Parigi di rinviare tutto in attesa dei necessari approfondimenti sul caso. Decisivo il verdetto del Tribunale amministrativo che ha dato ragione alla moglie di Lambert (favorevole a interrompere idratazione e alimentazione) e torto ai genitori (contrari). Niente da fare. Non è possibile sapere entro quanto sopraggiungerà morte.
L'Osservatore Romano, organo ufficiale della Santa Sede, ha preso posizione con un duro intervento del professor Roberto Colombo, medico e docente all'Università cattolica del Sacro Cuore: “Staccare l’idratazione e la nutrizione significa spegnere la corrente elettrica che consente al nostro sistema nervoso di controllare il buon funzionamento del nostro corpo e non fornire più metaboliti, energia, elettroliti e acqua per la fisiologia umana. E' contro la vita e la dignità della persona. Anche se una legge o una sentenza consentono questa azione, essa resta inaccettabile e indegna di una società fondata sul rispetto e l’accoglienza della vita di tutti”. In gioco, hanno detto l'arcivescovo di Reims e presidente della Conferenza episcopale francese, mons. Eric de Moulins-Beaufort, e il suo ausiliare, è “l’onore di una società umana non lasciare che uno dei suoi membri muoia di fame o di sete e fare tutto il possibile per mantenere fino alla fine le cure appropriate. Permettersi di rinunciarvi perché una tale cura ha un costo o perché sarebbe inutile lasciar vivere la persona umana rovinerebbe lo sforzo della nostra civiltà. La grandezza dell’umanità consiste nel considerare come inalienabile e inviolabile la dignità dei suoi membri, specialmente i più fragili, in qualunque condizione essi si trovino. Preghiamo ancora e invitiamo a pregare affinché la nostra società francese non si impegni sulla via dell’eutanasia”.
Il professor Colombo ricordava inoltre che “pur trovandosi in una condizione di grave incapacità relazionale con il mondo esterno e le persone a lui vicine (nulla potendosi dire con ragionevole certezza sulla eventuale riduzione o assenza della sua 'coscienza interna' o 'profonda'), il paziente non è connesso ad un ventilatore (la respirazione è autonoma) né sottoposto a stimolazione cardiaca (il battito è spontaneo), e neppure oggetto di terapie intensive o subintensive che possano configurare una situazione clinica ed etica di 'accanimento terapeutico'”.
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