La manif pour tous che non c'è
Perché buona parte della destra francese è ora a favore della procreazione assistita
Sono circa venti i deputati dei Républicains (Lr) francesi pronti a votare per l’estensione della procreazione medicalmente assistita (Pma) a tutte le donne, e circa trenta quelli che potrebbero astenersi quando, a settembre, la misura faro del progetto di legge sulla bioetica arriverà all’Assemblea nazionale francese. Il partito della destra gollista, reduce dalla sconfitta più dura della propria storia alle elezioni europee, prova a scrollarsi di dosso l’immagine di formazione ultraconservatrice e a ripartire da una nouvelle garde di trentenni che apre alla cosiddetta modernità e prova a governarla invece di ostinarsi a subirla.
“Essersi opposti in maniera frontale e brutale senza voler capire le evoluzioni della società non è stata probabilmente la miglior strategia”, ha riassunto il giovane deputato dei Lr Pierre-Henri Dumont, uno dei volti di questo nuovo corso. Il riferimento è alla Manif pour tous, il movimento che nel 2013 scese in piazza contro la legge Taubira sui matrimoni e le adozioni gay. “Non vogliamo assistere al match di ritorno della Manif pour tous”, dicono all’unisono i sostenitori della Pma nel partito gollista, tra cui il segretario generale Geoffroy Didier, che ha chiesto di farla finita con un certo “rigorismo morale”, e soprattutto Maxime Minot, 32 anni, ribattezzato “Monsieur Pma” da quando ha pubblicato un appello sul Monde per difendere la misura.
A rafforzare la frangia pro Pma ci sono i numeri di un’inchiesta condotta dall’istituto Bva, secondo cui soltanto la metà degli elettori di Lr (53 per cento) è ostile all’estensione a tutte le donne. Sono una cinquantina su centoquattro i deputati gollisti in bilico, e raggiungere la maggioranza “è un’ipotesi credibile”, ha detto un responsabile di Lr al Journal du dimanche. Da (estrema) destra, si è espresso a favore della “Pma per tutte” anche il fondatore del Front national, Jean-Marie Le Pen: “Preferisco il metodo tradizionale, ma in fin dei conti è meglio un bambino senza padre, che nessun bambino”.