EDITORIALI
Il piano inclinato sul fine vita
Correzioni pericolose per una legge non necessaria. Come uscirne
L’approvazione alla Camera del disegno di legge sul fine vita, con una maggioranza abbastanza netta ma che non garantisce del tutto un esito equivalente al Senato, ha un duplice significato. Quello positivo consiste nella traduzione in legge delle sentenze della Corte costituzionale che avevano dichiarato non punibile l’aiuto al suicidio in alcuni casi ben determinati. Quello negativo è un certo ampliamento delle condizioni fissate dalla Consulta, con una formula ambigua che, se non sarà corretta in seconda lettura, lascerà ancora una volta alla magistratura il compito di operare scelte su tematiche spinose e senza un dispositivo di legge preciso.
La formula “patologia irreversibile e con prognosi infausta” che cagioni “sofferenze fisiche e psicologiche che la persona trova assolutamente intollerabili” può essere interpretata in vari modi, non solo dai medici ma anche dai giudici, determina una zona grigia nella quale possono prevalere interpretazioni eccessivamente estensive, come pure quelle di segno contrario. La materia è oggettivamente delicata, proprio per questo sarebbe stato meglio cercare un dispositivo di legge che convincesse un arco parlamentare più vasto, il che probabilmente si sarebbe ottenuto se si fosse ricalcata in modo preciso la sentenza della Corte costituzionale.
La sinistra ha scelto una forzatura almeno linguistica, anche se ha contribuito a bocciare (però fornendo ben 57 voti favorevoli) l’eutanasia attiva, cioè l’omicidio del consenziente, e questo renderà l’iter della legge ancora complicato e controverso. Se si rinuncerà da ogni parte a cercare di sventolare qualche bandierina ideologica, particolarmente sgradevole in una materia così dolorosa, forse lo spazio per una correzione bipartisan esiste ancora, altrimenti restano i due rischi contrapposti di una bocciatura di tutto (come accadde per il ddl Zan) o dell’approvazione definitiva di un testo che contiene ambiguità pericolose.