editoriali
Figli di coppie gay: la procura di Padova ha fatto solo rispettare la legge
La procura ha impugnato 33 atti di nascita registrati dal sindaco Sergio Giordani dal 2017 a oggi. Una decisione che non è sconvolgente ma solo coerente con l'attuale normativa
La procura di Padova ha impugnato tutti e 33 gli atti di nascita che, dal 2017 a oggi, erano stati registrati dal sindaco Sergio Giordani per riconoscere ai figli delle coppie omogenitoriali gli stessi diritti degli altri. Una “decisione shock, è stata definita da alcuni quotidiani, in primis Repubblica. Vista più da vicino, in realtà, l’iniziativa dei pm padovani non appare così sconvolgente. La stessa procuratrice di Padova facente funzioni, Valeria Sanzari, ha dichiarato di non aver fatto altro che rispettare la legge: “Con l’attuale normativa non posso fare altro”.
L’attuale normativa è costituita dall’esistenza di un divieto di ricorrere alla pratica della maternità surrogata (ritenuta dalla Corte costituzionale lesiva della dignità della donna) e dall’assenza di norme sul riconoscimento in Italia della genitorialità acquisita al di fuori dei confini nazionali. Sulla questione una sentenza delle Sezioni unite della corte di Cassazione dello scorso 30 dicembre è stata molto chiara. La Suprema corte ha annullato la decisione con cui nel 2018 i giudici della Corte d’appello di Venezia avevano imposto al sindaco di Verona di riconoscere i due padri di un bambino nato in Canada nel 2015 grazie alla donazione di ovuli. Nella stessa sentenza, però, i giudici, citando una importante sentenza della Corte costituzionale (33/2021), hanno indicato nell’adozione una possibile soluzione al problema.
In altre parole, in base alla decisione della Cassazione l’altro componente della coppia può intraprendere il percorso dell’adozione, in attesa che la politica legiferi sul tema, cosa che fino a oggi non è successa. Dopo la Cassazione è arrivata una circolare del ministero dell’Interno che ha richiamato i prefetti ad assicurare questo indirizzo, con una comunicazione ai sindaci. Lasciamo da parte gli “shock”: se si intende cambiare la situazione, la politica ha tutti gli strumenti per farlo.