editoriali
Il Pride a Budapest. Italia e Slovacchia non firmano un appello al rispetto delle minoranze
Sono gli unici due paesi dell'Unione europea a non aver sottoscritto la dichiarazione di David Pressman, ambasciatore americano in Ungheria, sul rispetto dello stato di diritto e sulla preoccupazione per alcune campagne discriminatorie nei confronti della comunità Lgbtqi+
In occasione del Pride in Ungheria, l’ambasciatore americano nel paese, David Pressman, ha scritto un comunicato sul rispetto dello stato di diritto e dei diritti universali e sulla preoccupazione per alcune campagne discriminatorie nei confronti della comunità lgbtqi+. La dichiarazione è stata firmata da ambasciate e centri culturali di tutti i paesi dell’Unione europea, tranne due: l’Italia e la Slovacchia.
Nel 2021, l’Ungheria ha introdotto una legge “per la protezione dell’infanzia” che proibisce di condividere con minorenni materiale che ha a che fare con l’omosessualità e con l’identità di genere. Le ragioni del partito di governo, il Fidesz di Viktor Orbán, originariamente avevano a che fare con la lotta alla pedofilia, ma nel tempo si sono venute a creare situazioni surreali, come la scolaresca che, all’inizio di quest’anno, è stata fatta uscire da una mostra fotografica internazionale perché c’era un servizio di quattro foto sulla comunità lgbtqi+ nelle Filippine. Da quel momento, i minorenni hanno avuto bisogno del permesso dei genitori per entrare alla mostra.
Questa legge, che è stata giudicata controversa fin da subito da molti paesi europei, è diventata più volte un motivo di scontro tra Bruxelles e l’Ungheria sul tema cruciale dello stato di diritto e del rispetto delle minoranze. Nel giugno del 2021, quattordici paesi europei scrissero un comunicato in cui dicevano che la norma violava il diritto alla libertà di espressione: l’Italia, che allora era guidata da Mario Draghi, era tra i firmatari, pure se si era unita in un secondo tempo dopo aver chiesto chiarimenti a Budapest che non erano risultati soddisfacenti.
Molti confidano nel fatto che il Pride a Budapest sia già di per sé un segnale di tolleranza e rispetto, ma preoccupa il fatto che questo tipo di legislazioni, proprio come quelle sulle ong e sugli “agenti stranieri”, hanno un’ispirazione russa e mirano a colpire ogni forma di dissenso civile.