Reverendo capo di un think tank americano fa il pelo all'enciclica papale
Roma. Che le critiche all’enciclica papale Laudato si’ sarebbero giunte soprattutto da oltreoceano era cosa scontata. Già nei mesi scorsi, ancor prima che le indiscrezioni su titolo e contenuto iniziassero a riempire giornali e lanci d’agenzia, alcuni tra i maggiori colossi energetici americani avevano invitato il Pontefice a riconsiderare le sue (supposte) idee circa l’uso dei combustibili fossili. Ora che il testo è pubblico, a esprimere i dubbi sul contenuto è un sacerdote, padre Robert Sirico, presidente dell’Acton Institute, un think tank che si ripromette di “promuovere una società libera, virtuosa e umana” e che “riconosce i benefici di un governo limitato ma anche le vantaggiose conseguenze di un libero mercato”. In un commento pubblicato qualche giorno fa sul Wall Street Journal, dal titolo “La teologia verde del Papa”, padre Sirico per prima cosa evidenzia come l’enciclica non sia “un manifesto politico”, benché essa “avrà implicazioni politiche quando Papa Francesco visiterà gli Stati Uniti nel mese di sttembre”.
Non è neppure un “manifesto scientifico”, aggiunge il sacerdote, “anche se fa riferimento a diverse relazioni e conclusioni scientifiche”. E, cosa più importante, “non adegua il magistero della chiesa al movimento di Greenpeace”. Il documento è, invece, “una dichiarazione teologica che pone i problemi ambientali nel contesto della vita cristiana”. Eppure i motivi per rimanere perplessi – scrive Sirico – ci sono tutti: “Gran parte dei punti discussi in questa enciclica e molte delle ipotesi che ne conseguono sono imprudenti”. Innanzitutto, “c’è un forte pregiudizio contro il libero mercato e il suggerimento che la povertà sia il risultato di un’economia globalizzata”. Ma il capitalismo – nota ancora – “ha stimolato la maggiore riduzione della povertà nella storia mondiale” e “un dibattito onesto tra gli esperti eliminerà questa fandonia”. Il fatto è che la Laudato si’, scrive il presidente dell’Acton Institute, “concede imprudentemente troppo all’agenda ambientale laica, per esempio, denigrando i combustibili fossili. Ma esprime anche affermazioni morali che hanno accantonato posizioni popolari sbagliate”. Gli esempi, non mancano: “La bugia reiterata secondo cui la sovrappopolazione sta danneggiando il pianeta, espressa anche da alcuni dei consulenti delVaticano, è sonoramente respinta. E’ sconcertante vedere che proprio coloro che hanno collaborato più attivamente allo sviluppo delle politiche proposte nell’enciclica sono quelli che supportano anche vigorosamente il controllo della popolazione e l'aborto come soluzioni al problema ambientale”. Dato per assodato che “la gente, in particolare la parte più vulnerabile, è la prima preoccupazione del Papa”, a giudizio del sacerdote “l’obiettivo corretto dovrebbe essere quello di trovare sistemi sostenibili in cui una popolazione fiorente e in crescita può vivere meglio”.
[**Video_box_2**]Francesco passa in rassegna “mancanza di acqua potabile, assenza di cure mediche sanitarie, esposizione implacabile al pericolo che si avverte con maggiore intensità nei paesi più poveri”. Ma la soluzione, scrive il presidente del think tank, può essere data solo “da un percorso verso il progresso economico”. Aspetto di cui nell’enciclica “non si parla abbastanza”. Basterebbe capire che “la creazione di ricchezza può diminuire la povertà, e la povertà e lo sfruttamento spesso vanno di pari passo”.
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