Se al Meeting il ddl Cirinnà rientra dalla finestra
Ci fu un tempo molto lontano in cui al Meeting di Rimini si shakeravano i governi pentapartiti o si faceva la ola per il Cav., e un anno sì e uno pure si litigava sullo stato e la chiesa. Ora per trovare qualche polemicuzza attorno alla questione del gender – che secondo Luigi Amicone di Tempi, magnifico giapponese dell’impegno ciellino in politica – è “il marxismo del XXI secolo”, tocca aggrapparsi alla (presunta) censura del Meeting a padre Giorgio Carbone, illustre domenicano, per un suo intervento parecchio critico circa le coppie omosessuali. Ma va così. A Cl la battaglia contro le nozze gay e dintorni va piuttosto stretta, mentre il resto del mondo politico cattolico rischia di annegarci dentro, faticando a trovare una sponda cui aggrapparsi. Così il tema della famiglia tradizionale e delle unioni civili omosessuali, tenuto a guardinga distanza dalla dirigenza ciellina, rischia di rientrare al Meeting dalla finestra. Anzi da due porte spalancate. Prima quella aperta dal cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei, con l’intervista al Corriere della Sera in cui ha ribadito che la chiesa “crede nella famiglia come è riconosciuta dalla nostra Costituzione e come corrisponde all’esperienza universale dei singoli e dei popoli: papà, mamma, bambini, con diritti e doveri che conseguono il patto matrimoniale”.
Poi la porta da cui transiterà martedì il premier boyscout, Matteo Renzi. Il quale è probabile che eviterà come la peste l’argomento, ma per nulla intimorito dalle parole di Bagnasco ha fatto sapere che non rinuncerà al progetto di legge sulle unioni civili e a chiudere la partita entro l’anno. Del resto il ministro Gianluca Galletti, a Rimini, ha ribadito che c’è “molto rispetto” verso Bagnasco, “ma noi dobbiamo adottare delle regole per fare delle leggi”. Più che un problema del Meeting, la questione del ddl Cirinnà è una grana senza apparente soluzione per la Cei, che forse ha più carte da giocare sugli immigrati, e per i cattolici di governo, che di carte da giocare ne hanno anche meno.
[**Video_box_2**]La nuova linea Maginot delineata da Gaetano Quagliariello è quella di ottenere una legge che chiuda la strada, anche per il futuro, alle adozioni e ancora di più alla pratica dell’utero in affitto: “Credo che una parte del Pd, come noi, non voglia che si giunga a legittimare l’utero in affitto che farebbe degradare la donna a mero strumento di riproduzione”, ha detto, cercando con intelligenza un punto d’incontro con una parte del partito di Renzi. L’idea di Quagliariello è condivisibile, ma da parte sua Galletti sì è limitato a dire che si cercherà “una mediazione per arrivare ad una legge che da una parte disciplini le unioni civili e, dall’altra, non intacchi il matrimonio”. Meeting o no, la via per i cattolici è molto stretta.
Editoriali
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