"Immigrazione cavallo di Troia delle società europee". L'attacco dell'arcivescovo di Valencia
L’arcivescovo di Valencia, Antonio Cañizares, ha l’abitudine di parlare chiaro e questo è un tratto di stile che lo avvicina al pontefice romano. Nel merito, però, le opinioni del cardinale spagnolo sembrano divergenti da quelle del Vaticano, almeno per quel che rigurada l’accoglienza indiscriminata dei migranti. Durante un incontro al Forum Europa, l’arcivescovo si è domandato se “questa invasione di immigrati e di rifugiati è tutto grano pulito? come finirà l’Europa tra qualche anno?”.
“Oggi può sembrare una cosa che va bene, ma in realtà è il cavallo di Troia nelle società europee”. Canizares pensa che “non si può giocare con la storia né con l’identità dei popoli” e chiede interventi intelligenti per evitare che l’entrata di migranti continui con l’attuale intensità. Le opinioni di Canizares hanno suscitato polemiche in spagna come a suo tempo quelle del cardinale Carlo Caffarra in Italia. Il tema dell’identità dei popoli e della radice giudeo cristiana della civiltà europea è assai controverso e quando viene accostato a quello altrettanto cruciale del fenomeno migratorio, provoca una specie di corto circuito intellettuale, non solo negli ambienti laicisti.
La preservazione dell’identità europea viene considerata chiusura provinciale e conservatrice dai promotori del cosiddetto multiculturalismo, ma in sostanza consiste nell’affermazione del principio fondamentale dell’unicità e della libertà della persona, che è tutto il contrario che reazionario. Naturalmente si può ragionare di come mantenere salda questa identità culturale anche in presenza di fenomeni di migrazione di massa, ma non considerare nemmeno il problema accettando in linea di principio “l’invasione” culturale è un cedimento morale e intellettuale che suscita allarme non solo nel cardinale Canizares.