I numeri dello sterminio dei cristiani
Undicimila cinquecento cristiani uccisi; 13mila chiese distrutte o costrette a chiudere; migliaia di attività economiche, proprietà e case di cristiani cancellate. E’ questo il bilancio delle violenze nel nord della Nigeria e nella cosiddetta Middle Belt secondo il rapporto “Crushed but not Defeated” dell’organizzazione Open Doors (Porte Aperte). A causa delle violenze, afferma il rapporto, in alcune aree della Nigeria “la presenza cristiana è stata virtualmente cancellata”. I carnefici non sono soltanto di Boko Haram: “Non solo islam radicale, Boko Haram ne è l’esempio più noto, ma anche allevatori musulmani Hausa-Fulani e l’élite musulmana politica e religiosa del nord sono attori principali della violenza che mira a colpire la minoranza cristiana”.
L’obiettivo di queste stragi è cambiare la geografia religiosa e demografica del continente africano. Questo ci dicono i numeri dello sterminio. Secondo Philip Jenkins, uno dei massimi esperti di cristianità, “è in Nigeria che si gioca l’equilibrio fra islam e cristianesimo”. Si vuole abbattere la storica linea di divisione, lungo il sedicesimo parallelo, dal Senegal alla Somalia. La Nigeria è il laboratorio di questo esperimento, essendo un immenso patchwork di fedi. Se l’assassinio di massa passa lì cambierà l’intero continente. Così dalla Nigeria settentrionale passando per il Sudan, la sharia è diventata la fonte del diritto. Per dirla con il vescovo cattolico di Nomadi, Hyacinth Egbebo, “se la Nigeria cade nelle mani islamiste, tutta l’Africa sarà a rischio”. Tutti quei morti e quelle chiese rase al suolo lo testimoniano.
Editoriali
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