Abderrahim Moutaharrik (foto LaPresse)

Le radici giudaico-cristiane nel mirino

Redazione
Vaticano e Israele: i jihadisti ci ricordano i simboli dell’Occidente

Volevano compiere attentati terroristici a Roma, contro il Vaticano e l’ambasciata d’Israele, le sei persone di origine marocchina raggiunte da provvedimenti di arresto nell’ambito dell’operazione anti terrorismo svolta giovedì scorso tra Varese, Lecco e Milano. Due di loro, Mohamed Koraichi e la moglie Alice Brignoli, si sono uniti allo Stato islamico in Siria, e sono ora latitanti. E’ dai territori del Califfato che Koraichi ha fatto recapitare a uno degli arrestati, Abderrahim Moutaharrik, residente a Lecco, una lettera che secondo gli inquirenti sarebbe provenuta dai piani alti dello Stato islamico, in cui si ordinava di colpire la città di Roma perché “quella è la capitale dei crociati, è lì dove vanno a fare il pellegrinaggio, ed è da lì che prendono la forza”. Nelle telefonate intercettate, così, Moutaharrik si era detto pronto al martirio, tanto da giurare che sarebbe stato il primo a compiere attentati in Italia, contro la Santa sede e l’ambasciata israeliana a Roma.

 

Non obiettivi casuali, quindi, ma bersagli specifici per attacchi volti a colpire i simboli della tradizione giudaico-cristiana della civiltà occidentale. Quelle stesse radici che l’occidente e l’Europa hanno deciso di mettere da parte in nome di un dogma multiculturalista che ha portato soltanto a tante piccole polveriere “à la Molenbeek”. Ora sono i terroristi, paradossalmente, a ricordarci che, sì, abbiamo dei simboli, e che questi riguardano non solo la nostra tradizione cristiana, ma anche la difesa di Israele, unica democrazia in medio oriente, che l’Unione europea però ha preso a boicottare. Anzi, ci dicono, è lì la nostra “forza”. Sta a noi riscoprirla e difenderla.