Il referendum non c'entra con le unioni
In Vaticano non hanno intenzione di tendere trappole o preparare vendette dopo lo strappo del governo sulle unioni civili, tutt’altro che gradito oltretevere. Se il portavoce del Family Day, Massimo Gandolfini, già preannuncia la resa dei conti al referendum costituzionale di ottobre per “fermare Renzi prima che trasformi l’Italia in un premierato”, la Segreteria di stato, come anticipato ieri dal Foglio, dà il placet alla pubblicazione sulla Civiltà Cattolica di un lungo articolo del giurista gesuita Francesco Occhetta in cui il “successo del referendum” è definito “auspicabile”. Non è un bollettino da Comitato per il sì, ma un’argomentata riflessione sui pregi e difetti della riforma (che non vengono taciuti).
Certo, scrive Occhetta, “non si farà fatica a provare perplessità non già sulle direttrici di fondo di una riforma per molti aspetti matura da anni, ma sui singoli aspetti. Tuttavia, rispetto a tali puntuali perplessità, va segnalato che una moderna cultura della ‘manutenzione costituzionale’, senza banalizzare l’importante scelta della revisione, non sacralizza tutte le soluzioni adottate”. Una chiara risposta a chi preannuncia l’avvento della dittatura in Italia se il bicameralismo perfetto dovesse essere eliminato o se al posto dei senatori a Palazzo Madama siederanno settantaquattro consiglieri regionali e ventuno sindaci. “L’appuntamento referendario è l’occasione per rifondare intorno alla Costituzione la cultura politica del paese”, si legge su Civiltà Cattolica: “Non si tratta di un voto favorevole o contrario al governo, ma di qualcosa di più e di diverso, che riguarda l’identità della democrazia”.
Vangelo a portata di mano