Il Papa alla Cei contro i preti burocrati
Il Papa scherza, aprendo la sessantanovesima Assemblea generale della Conferenza episcopale italiana riunita a Roma: chiede quante sono le facce nuove (trentasette) rispetto allo scorso anno e si compiace nel vedere che il ricambio dei vescovi è a buon punto. Quindi inizia il breve discorso centrato sulla figura del sacerdote nell’ambito del più complesso tema riguardante il rinnovamento del clero. Il canovaccio è quello tradizionale del discorso bergogliano, fatto di domande e ammonimenti severi alla platea, e riprende temi già affrontati sia durante la prolusione del 2013 in san Pietro, con cui iniziò a porre le basi per ribaltare programmi e priorità della Cei sia nel corso dell’intervento tenuto lo scorso autunno a Firenze, nell’ambito del quinto Convegno ecclesiale.
Francesco ricorda che il sacerdote “avendo accettato di non disporre di sé, non ha un’agenda da difendere, ma consegna ogni mattina al Signore il suo tempo per lasciarsi incontrare dalla gente e farsi incontro”. “Non è un burocrate o un anonimo funzionario dell’istituzione; non è consacrato a ruolo impiegatizio, né è mosso dai critieri dell’efficienza”, ha aggiunto, osservando ancora una volta che il prete ideale “non cerca assicurazioni terrene o titoli onorifici, che portano a confidare nell’uomo; nel ministero per sé non domanda nulla che vada oltre il reale bisogno, né è preoccupato di legare a sé le persone che gli sono affidate. Il suo stile di vita semplice ed essenziale, sempre disponibile, lo presenta credibile agli occhi della gente e lo avvicina agli umili, in una carità pastorale che fa liberi e solidali”. Quindi, ecco il tasto dolente, che si riallaccia al leit motiv dei “faraoni” curiali messi pubblicamente alla berlina dal Pontefice: “Nella vostra riflessione sul rinnovamento del clero – ha detto Francesco ai vescovi italiani – rientra anche il capitolo che riguarda la gestione delle strutture e dei beni economici: in una visione evangelica, evitate di appesantirvi in una pastorale di conservazione, che ostacola l’apertura alla perenne novità dello Spirito. Mantenete soltanto ciò che può servire per l’esperienza di fede e di carità del popolo di Dio”. Se qualcuno s’aspettava un accenno alla legge sulle unioni civili, è rimasto deluso.