Il grande sorpasso ateo
Sembra inverarsi la profezia dell’ex arcivescovo di Canterbury, George Carey, secondo cui la chiesa anglicana sarebbe diventata l’anima di “una nazione sostanzialmente atea”. Adesso un nuovo studio curato da Stephen Bullivant, docente alla St Mary’s Catholic University, che verrà presentato a Westminster, rivela che il 48,5 per cento di inglesi e gallesi si ritiene “ateo” (era il 25 per cento nel 2011), mentre i cristiani sono appena il 43,8 per cento (e di questi soltanto una piccolissima percentuale è praticante). Il cristianesimo perde così il suo primato anche soltanto nominale. Appare inarrestabile la secolarizzazione del Regno Unito: i non credenti sono quasi raddoppiati assieme ai musulmani. Come ha spiegato l’autore dello studio, Stephen Bullivant, “il cristianesimo perde il primato come religione professata oltre che praticata”. Già a dicembre la Corab, la Commissione per la religione e il credo nella vita pubblica britannica, in un ponderoso rapporto frutto di due anni di incontri, interviste, ricerche, arrivò a stabilire che l’Inghilterra non è più cristiana e quindi le sue istituzioni vanno decristianizzate di conseguenza.
E’ il tema della copertina del settimanale Spectator: “The last Christian”, dove si vede una anziana signora da sola in una magnifica cattedrale. “Si dice spesso che le congregazioni della chiesa della Gran Bretagna si stanno riducendo, ma questo non si avvicina ad esprimere il livello del disastro cui si trova di fronte il cristianesimo in questo paese”, aveva scritto lo Spectator. Se l’attuale tasso di declino continua, la missione di sant’Agostino presso gli inglesi, insieme a quella dei santi irlandesi presso gli scozzesi, arriverà a termine molto presto. L’anglicanesimo sparirà dalla Gran Bretagna già nel 2033. Tra il 2012 e il 2014, la percentuale di cittadini britannici che si identificano come anglicani è sceso dal ventuno al diciassette per cento (1,7 milioni di persone in meno). Nello stesso periodo, il numero dei musulmani in Gran Bretagna è cresciuto di quasi un milione, secondo un sondaggio condotto dal NatCen Social Research Institute. I frequentatori di chiese nel Regno Unito stanno scomparendo a una tale velocità che entro una generazione il loro numero sarà “tre volte inferiore a quello dei musulmani che vanno in moschea di venerdì”. Numeri da capogiro che riguardano però tutte le grandi capitali della cristianità europea. Sarà per questo che Papa Francesco nell’intervista a la Croix taccia di “trionfalismo” chi continua a parlare di “radici cristiane dell’Europa”? Già, forse Francesco ha ragione. Forse è davvero un fenomeno inarrestabile, recuperabile soltanto con una reconquista. Ma anche questa, come i cristiani, è parola desueta, proibita.