Terrorismo, per il Papa la religione non c'entra, per Al Azhar sì: "Combattere l'estremismo nell'islam"
Come di consueto, volando alla volta di Cracovia dove parteciperà alla Giornata mondiale della Gioventù (domenica sarà la giornata conclusiva), Papa Francesco ha conversato con i giornalisti a bordo dell'aereo. Padre Federico Lombardi, il portavoce uscente (dal 1°agosto sarà sostituito da Greg Burke), gli ha chiesto un commento su quanto accaduto ieri a Rouen, la barbara uccisione di padre Jacques Hamel, il sacerdote sgozzato sull'altare da due jihadisti al grido di Allahu Akbar. Francesco ha definito il prete ottantaseienne "un santo sacerdote morto nel momento in cui offriva preghiere per la pace", precisando però subito che "lui è uno, ma quanti cristiani, quanti innocenti, quanti bambini! Pensiamo alla Nigeria. Diciamo che quella è l'Africa!". La verità, ha aggiunto Bergoglio, "è che è guerra. Noi abbiamo paura di dire questa verità, il mondo è in guerra perché ha perso la pace". Su Padre Hamel nulla di più, ma sulla nozione di guerra sì. "Quando parlo di guerra intendo guerra sul serio, non guerra di religione. Parlo di guerre di interessi, per soldi, per le risorse della natura, per il dominio dei popoli. Non parlo di guerra di religione. Le religioni, tutte le religioni, vogliono la pace. La guerra la vogliono gli altri. Capito?!".
Chi invece di religione parla è il Grande imam di al Azhar, la massima autorità sunnita del pianeta. Ahmed al Tayyeb non disquisisce né di soldi né di Nigeria, ma spiega che "coloro che hanno compiuto questo selvaggio attacco sono privi di qualunque senso di umanità e di tutti i valori e i principi di tolleranza islamica, che invitano alla pace e alla prevenzione del sangue degli innocenti, senza distinzione alcuna di religione, colore, genere o appartenenza etnica". L'imam ha ricordato che l'islam "ordina di rispettare i luoghi sacri e di culto e la sacralità dei non musulmani", quindi ha lanciato un appello affinché "si intensifichino gli sforzi e le iniziative comuni per fronteggiare il cancro del terrorismo, che minaccia ormai il mondo intero e mette a rischio la pace mondiale".
Ma al Tayyeb ha detto di più, confermando che al Azhar "continuerà il proprio cammino di lotta contro il pensiero estremista riformando il lessico usato in religione fino a quando il terrorismo non verrà strappato definitivamente dalle sue radici e saranno prosciugate le sue fonti".
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