Il complesso naturale della chiesa
La teologia pigra e demagogica di monsignor Pompili
di Giuliano Ferrara
Era sembrato per un momento che l’Italia umile e dolce degli Appennini avesse dato una lezione di ritegno eccezionalmente dignitosa nell’elaborazione del lutto sine ira ac studio. Ci stanno pensando i pm i giornalisti e i preti a riportare all’ordine la comunità nazionale e a farne come al solito una fabbrica di macerie e chiacchiericcio scandalistico per una storia nazionale che non finisce mai. Sua Eccellenza Domenico Pompili, vescovo di Rieti nominato l’altr’anno da Papa Francesco, lo ricordo quand’era portavoce di Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana nella stagione dei criteri non negoziabili e delle battaglie post-ruiniane. [continua a leggere]
Il banalismo anti crescita dei vescovi visto da un’omelia a Nuoro
di Mario Sechi
La Chiesa di Francesco e dei suoi vescovi ha l’ambizione di essere un ospedale da campo, ma i suoi esiti sulle cose terrene assumono sembianze sempre più bizzarre. Il dogma è un’opinione, la predica un’occasione, l’omelia una chance. Il prete si trasforma in sociologo turibolante, archeologo di ideologie d’occasione. Il religioso e il sacro si annacquano in una versione new age dispensata nelle piazze durante le feste e i funerali. Si va dalla negazione dell’evidenza scientifica, al determinismo ottenuto per via primitivista. Il Monsignore di Rieti che solennemente afferma le virtù del terremoto buono e i mali dell’uomo creatore di opere è solo uno degli ormai tracimanti esempi di riflessione escatologica senza capo né coda. La teologia à la carte della Chiesa di Bergoglio emerge tra le macerie di Amatrice, ma il disastro naturale è solo uno dei tanti teatri dove fa la sua comparsa. [continua a leggere]
Ratzinger denunciò la visione miope dell’uomo guastafeste della natura
di Roberto Volpi
Al direttore - Le parole del vescovo di Rieti “il terremoto non uccide, uccidono le opere dell’uomo” non sono, come forse direbbe l’amico Langone, le parole di un ministro di Dio che non crede in Dio, perché magari non è così, magari, e voglio sperarlo, il vescovo Monsignor Domenico Pompili crede fermamente in Dio. Sono, e la cosa è perfino peggiore, le parole di un alto ministro di Dio che non ha capito Dio, quel che ci dice sulla “natura” e sull’“uomo”. Nelle parole del vescovo c’è quell’atteggiamento così bene evidenziato, e con amarezza confutato, da Ratzinger, quando in una predica quaresimale tenuta nel 1981 nella Cattedrale di Nostra Signora di Monaco, diceva: “(…) va prendendo piede un nuovo atteggiamento non meno deleterio, un atteggiamento che vede l’uomo come un guastafeste che rompe tutto e che è il vero parassita e la vera malattia della natura. L’uomo non ha più simpatia per sé stesso, preferirebbe ritirarsi, affinché la natura ritorni sana. Ma neppure così ripristiniamo il mondo, perché contraddiciamo il Creatore anche quando non vogliamo più essere gli uomini che egli ha voluto. In questo modo non guariamo la natura, bensì distruggiamo noi e con noi il creato”. [continua a leggere]
Come l’enciclica ha alimentato la retorica antiumanistica sulla natura
di Umberto Minopoli
Al direttore - Ecco ci sono riusciti. Ci giravano intorno. Aveva cominciato il Papa con quella Laudato si scritta come un manifesto di propaganda, laico militante: “La natura è il creato, incontaminato e dolce, l’uomo è il suo distruttore”. Dimenticando che l’uomo e la donna sono, per chi crede, creato anch’essi. Anzi è il creato del sesto giorno: il suo scopo. E l’uomo modificando la natura ha popolato la terra, allungato la vita, addomesticata la Natura. Fossi un credente, esalterei l’opera dell’uomo come il capolavoro vero di chi lo ha creato. Fare un albero è banale. E la chimica lo spiega tranquillamente. Fare la mente e l’intelligenza resta invece un mistero, anche per la scienza. E’ l’uomo il vero capolavoro del creato, per chi crede. I primi a dirlo dovrebbero essere i preti. E smetterla con questa retorica antiumanistica che sposta sull’uomo le catastrofi naturali. Il Vescovo di Rieti è arrivato a dire: “Il terremoto non uccide, a uccidere sono le opere dell’uomo”. E’ una affermazione grottesca, agghiacciante, falsa, irresponsabile, che insinua l’odio. [continua a leggere]
L’utopia dannosa di chi considera la natura alleata del genere umano
di Chicco Testa
Al direttore - E no, caro Vescovo e cari tutti. I terremoti uccidono. Uccidono da milioni di anni uomini e animali. Insieme alle eruzioni, ai grandi mutamenti del clima, agli impatti di meteoriti, agli attacchi di batteri e virus, anche essi creature di Dio, sono causa di distruzioni epocali. In alcuni momenti della storia geologica del nostro Pianeta questi fenomeni hanno portato all’estinzione del 90 per cento di tutte le specie viventi. E nel secolo passato hanno continuato a fare centinaia di migliaia di vittime in tutto il mondo. Poi certo si può cercare, grazie alle moderne e umane tecnologie, di ridurre i danni, di prevenire, di adottare tutte le misure necessarie e se questo non è stato fatto ne siamo responsabili. Ma la forza dei fenomeni naturali distruttivi è incommensurabilmente più forte di noi e di qualsiasi misura preventiva. [continua a leggere]
Editoriali
Mancavano giusto le lodi papali all'Iran
l'anticipazione