Medjugorje può spaccare la chiesa
Qualunque sarà il verdetto sulle apparizioni, i rischi sono altissimi
Sabato, il Papa ha incaricato un proprio inviato speciale (il vescovo Henryk Hoser) di recarsi a Medjugorje per acquisire “più approfondite conoscenze della situazione pastorale di quella realtà e, soprattutto, delle esigenze dei fedeli che vi giungono in pellegrinaggio”. Incarico con carattere “esclusivamente pastorale”, si sono affrettati a dire dal Vaticano. Tradotto: niente a che fare con la questione delle apparizioni, che resta in capo alla congregazione per la Dottrina della fede. La notizia di un intervento papale, però, ha riaperto il dossier sul mistero della località bosniaca. Di certo c’è che la commissione presieduta da Ruini ha da tempo consegnato nelle mani del Papa (e del cardinale Müller) la propria “articolata posizione”, ma poi tutto s’è fermato: niente decisioni, solo silenzio.
Il motivo è presto spiegato: qualunque cosa sarà stabilita, il rischio di provocare una spaccatura nella chiesa è altissimo. Considerato l’enorme numero di fedeli che visita il santuario, un verdetto negativo sulla soprannaturalità delle apparizioni potrebbe comportare una reazione nei confronti di Roma. D’altro canto, constatare l’inspiegabilità dei fenomeni sconfesserebbe la linea intransigente della diocesi di Mostar, da sempre ostile nei confronti dei veggenti. Ma c’è anche una linea di faglia evidente tra le gerarchie vaticane: da una parte i dubbiosi (tra cui il prefetto Müller), dall’altra i convinti sostenitori delle apparizioni, capitanati dall’influente cardinale Schonborn. La materia è delicata, e il Papa potrebbe perfino decidere di non esprimersi, limitandosi a constatare la grande pietà popolare e l’alto numero di conversioni frutto dei pellegrinaggi a Medjugorje.