Papa Francesco durante il suo intervento al Paralmento europeo (foto LaPresse)

Ma la chiesa ha mollato l'Europa?

Redazione

I 60 anni del Trattato di Roma e i cattolici ormai rassegnati al secolarismo. Un articolo del Catholic World Report

Nel 1985, la Comunità economica europea adottò ciò che sarebbe divenuta formalmente nota come ‘la bandiera d’Europa’. Assomiglia stranamente alla Madonna che si può trovare nella cattedrale di Strasburgo, nella città in cui il Parlamento europeo si trova per una parte dell’anno”. Samuel Gregg ricorda che molti dei fondatori dell’Europa, come il francese Robert Schuman, l’italiano Alcide De Gasperi e il tedesco Konrad Adenauer, erano devoti cattolici. “Per loro, la promozione di un’Europa integrata non era solo per aumentare il commercio intra-europeo e scongiurare la guerra. Avevano anche una visione umanistica cristiana dell’Europa come continente in cui il cristianesimo aveva integrato la saggezza ebraica, la filosofia greca e il diritto romano, dando così alla civiltà occidentale il suo carattere distintivo. In questa luce, non è sorprendente che i capi di stato e di governo che si riuniranno a Roma il 24 marzo per celebrare l’anniversario del Trattato di Roma saranno ricevuti da Papa Francesco”.

 

Tuttavia, sebbene il cristianesimo sia stato la forza religiosa dominante che ha modellato l’Europa, molti leader politici europei preferiscono parlare di “influenze religiose e umanistiche”. “Se c’è una visione normativa che gli europei e i non europei allo stesso modo associano alla Ue oggi è sicuramente il secolarismo. Si tratta di un laicismo ideologico con l’ostilità al diritto naturale e nozioni di tolleranza che cercano di schiacciare il dissenso. Naturalmente, non tutte le radici del progetto di integrazione europea sono cristiane. Perché quel progetto è stato influenzato dal pensiero illuminista, socialdemocratico e liberale”. Tuttavia, vi è oggi il tentativo, persino il successo, di chi vuole ridurlo “ai contributi innocui di una ong umanitaria”.
Ma è troppo facile dare la colpa della deriva dell’Unione ai secolaristi aggressivi. “Essa riflette anche la debolezza del cattolicesimo e la sua emarginazione, spesso auto-emarginazione, in particolare nell’Europa occidentale. Papa Giovanni Paolo II aveva convocato due sinodi speciali per l’Europa. Aveva anche scritto una intera esortazione apostolica, l’Ecclesia in Europa (2003), sul tema. E prima di diventare Papa, Joseph Ratzinger ha scritto ampiamente sull’identità del Vecchio continente”.
Oggi, in tutta l’Europa cattolica “c’è molta rassegnazione alla secolarizzazione. In alcuni casi, vi è un tacito presupposto che il cattolicesimo debba trasformarsi in protestantesimo liberale: un futuro che garantisce declino permanente ed eventuale estinzione. Il cattolicesimo belga è forse il manifesto di questo modo di pensare”. E Papa Francesco? “Purtroppo, non credo che ci si possa aspettare molto dalla leadership di Papa Francesco in questo settore. Se l’Europa non vuole decadere in un declino gestito, ha disperatamente bisogno di una chiara testimonianza cristiana come quella del rabbino Saul di Tarso, che ha attraversato l’Europa continentale nell’anno domini 52”.