Il cristianesimo è vivo nell'Est Europa
Salgono i tassi di appartenenza religiosa, anche in Russia, ha scritto l’Economist il 14 maggio
Osservata da lontano, l’Europa è spesso considerata come un continente in cui le forme tradizionali del cristianesimo stanno declinando rapidamente. Ma un sondaggio su fede e identità recentemente pubblicato presenta un quadro diverso sull’Europa centrale e orientale. Lo studio di 18 paesi del Pew Research Center, un think-tank con sede a Washington, mostra che in gran parte enormi maggioranze professano la loro adesione al cristianesimo nella sua forma dominante locale e che collegano l’affiliazione religiosa a vedute socialmente conservatrici. La relazione riguarda soprattutto i paesi ex comunisti, ma include anche la Grecia che condivide alcuni tratti culturali con i suoi vicini balcanici e slavi. Così il 90 per cento dei greci, l’89 dei georgiani, l’88 dei serbi e l’86 dei romeni si identificano come cristiani ortodossi, come il 78 degli ucraini e il 71 dei russi. La fede cattolica è professata dal 75 per cento dei lituani, dall’84 per cento dei croati e dall’87 per cento dei polacchi. I cechi sono un’eccezione, con uno dei profili più secolari in Europa: circa il 72 per cento non professa affiliazione religiosa. Il sondaggio rileva anche che il cattolicesimo è in declino, ma che è anche più praticato dai suoi aderenti rispetto a quelli cristiano-ortodossi. Circa il 45 per cento dei cattolici polacchi dice di frequentare la messa settimanale, contro il 17 per cento dei greci ortodossi e il 6 dei russi ortodossi. Grace Davie, un sociologo britannico, aveva coniato la frase “credere senza appartenere” per descrivere molti europei occidentali: volevano un aspetto spirituale nella loro vita, ma non avevano un interesse a unirsi a una chiesa. Nell’Europa centrale e orientale, rileva il Pew, l’immagine è di appartenenza e credenza ma senza necessariamente comportarsi in modo religioso. La gente lega la fede all’identità collettiva, ma solo una piccola minoranza ha accettato le richieste più gravose del cristianesimo. Potrebbe essere definito “appartenere senza credere”.
In tutta l’Europa centrale e orientale, la religione interessa gli atteggiamenti delle persone sulle questioni etiche, nonché la politica e la geopolitica. Nella maggior parte dei luoghi studiati, essere ortodossi coincide con la russofilia. L’affermazione secondo cui “una Russia forte è necessaria per equilibrare l’occidente” è accettata dall’80 per cento dei serbi, dal 70 per cento dei greci (anche se il loro paese è un membro della Nato da lungo tempo) e dal 56 dei bulgari. La Russia è uno dei pochissimi paesi di cultura europea in cui la religione è sempre più, non meno, importante. La percentuale dei russi che si identificano come cristiani ortodossi è aumentata notevolmente dopo la fine dell’Unione Sovietica, passando dal 37 per cento nel 1991 al 71 per cento. Il comunismo, in ogni caso, non sembra essere riuscito a sradicare il cristianesimo.