Cei pronta alla svolta?
I vescovi eleggono la terna per il dopo Bagnasco. L’idea di Francesco
La mia idea è un dialogo sincero con voi, dove si domandano le cose chiaramente e senza paura”, ha detto il Papa aprendo l’Assemblea generale della Cei che porterà oggi i vescovi italiani a votare la terna da cui poi Francesco (in teoria) sceglierà il successore di Angelo Bagnasco. Da quei tre nomi si capirà se il frastagliato e ancora disorientato episcopato italiano intenderà abbracciare la svolta pastorale a più riprese domandata da Bergoglio e rimasta sempre sulla carta, incontrando immani difficoltà a essere tradotta in atti pratici a livello diocesano. Il primo discorso in San Pietro, nel maggio del 2013, aveva indicato una svolta radicale, così come (seppure in una relazione più articolata) nell’intervento al Convegno nazionale della Chiesa a Firenze, nel 2015, Francesco aveva implicitamente dato il via al superamento del “modello Loreto”, e cioè della scelta ecclesiale e culturale fatta di presenza attiva nello spazio pubblico e battaglie valoriali che nel 1985 Giovanni Paolo II impose al corpo episcopale italiano. Ma poco o nulla da allora s’è mosso.
Ecco che allora i tre nomi da presentare al Pontefice testimonieranno se la presa di coscienza del cambiamento avvenuto ormai quattro anni fa avrà ricadute nella politica della Cei, con l’archiviazione ufficiale del ventennio ruiniano e della successiva linearità soft di Bagnasco. “Vorrei un presidente meno manager e gestore dei vescovi e più un fratello di tanti vescovi”, ha detto entrando in assemblea l’arcivescovo di Pescara, tanto per chiarire che tra molti pastori si sente l’esigenza di aprire una nuova storia. Difficile poi dire se ciò accadrà, se il sistema di voto scelto – talmente complesso da rendere semplice il modello elettorale tedesco – tradurrà in atti concreti la svolta dal Papa tanto auspicata.
Editoriali
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