Il Papa dà un altro dispiacere ai liberal
“L’eutanasia non è una scelta di civiltà, ma l’affermazione di una ideologia”
Aleggere le cronache dei grandi giornali dello scorso novembre sembrava che il Papa avesse benedetto i viaggi della morte oltreconfine, l’eutanasia da praticare su malati terminali ed esseri umani decisi a non vivere più. Poi, leggendo oltre titoli e sottotitoli, si scopriva che Francesco aveva detto l’opposto, arrivando a citare perfino l’ultimo Papa del pre Concilio, Pio XII, che con illuminata saggezza aveva già detto negli anni Cinquanta del secolo scorso che l’accanimento terapeutico era cosa ingiusta. Niente da fare: il messaggio recepito era che il vescovo di Roma strizzava l’occhio alle pratiche eutanasiche perché così va il mondo. Ieri il Pontefice ha ribadito quel che aveva già detto, parlando alla plenaria della congregazione per la Dottrina della fede, dicendo che “il processo di secolarizzazione, assolutizzando i concetti di autodeterminazione e di autonomia, ha comportato in molti paesi una crescita della richiesta di eutanasia come affermazione ideologica della volontà di potenza dell’uomo sulla vita. Ciò ha portato – sono sempre parole del Papa – anche a considerare la volontaria interruzione dell’esistenza umana come una scelta di civiltà. E’ chiaro che laddove la vita vale non per la sua dignità, ma per la sua efficienza e per la sua produttività, tutto ciò diventa possibile. In questo scenario occorre ribadire che la vita umana, dal concepimento fino alla sua fine naturale, possiede una dignità che la rende intangibile”. Parole chiare che dispiaceranno ai progressisti radicali che avevano fatto di Bergoglio una bandiera da esibire nella battaglia contro la chiesa stessa.
Editoriali
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