Vescovi italiani, battete un colpo
La battaglia nella chiesa e la Cei che stenta a fare sentire la propria voce
L’arcivescovo di Milano Mario Delpini, in Duomo, assicura che “noi vogliamo bene a Papa Francesco” e la cosa diventa subito notizia. E’ un fatto, questo, che fa comprendere bene il clima che si respira nella chiesa a poche settimane dalla pubblicazione del dossier-Viganò con conseguente richiesta al Pontefice di dimettersi alla stregua di un amministratore delegato di una qualche azienda privata. La chiesa italiana, imponente com’è, ci mette sempre un po’ a reagire, a rispondere ai grandi sommovimenti tellurici che di tanto in tanto fanno tremare San Pietro. Stavolta, che sul banco degli imputati era finito il primate d’Italia, il basso profilo era più difficile da comprendere. Il cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, ha parlato di “sofferenza”, i vescovi dell’Emilia-Romagna hanno dimostrato per iscritto la solidarietà a Francesco. A Milano, appunto, si dice quel che dovrebbe essere scontato, e cioè che la comunità-chiesa vuole bene al Papa. La sensazione è che tutto resti sempre in superficie, che non si riesca mai a indagare la radice dei problemi. Lo ha in qualche modo fatto intendere, sabato scorso, mons. Massimo Camisasca, vescovo di Reggio Emilia, al termine della messa per l’inaugurazione del nuovo anno pastorale: “Leggendo i giornali di questi giorni, che cosa vediamo? Il grande tentativo di moralizzare la chiesa non a partire dalla conversione personale, ma dalla moralizzazione degli altri. Abbiamo pensato che bastassero le nostre povere forze umane per una riforma. Essa invece, per essere veramente efficace, ha bisogno dell’intervento di Dio, da noi riconosciuto, supplicato, affinché dal suo perdono nasca la pianta nuova della santità”.