Gli anglicani e il secondo battesimo per trans
“Riti creativi per chi cambia identità”. Ma non sarà questo a riempire le chiese
Da anni i dati sulla fuga dalla Chiesa d’Inghilterra parlano chiaro: un’emorragia destinata a farsi sempre più grave, senza possibilità alcuna che la tendenza possa essere invertita. Sulle cause del crollo del numero di fedeli sociologi e teologi s’interrogano, chi puntando il dito sulla secolarizzazione chi sull’ineluttabilità dello spirito del tempo. E’ lecito dubitare, però, che il modo per fare un po’ di chiarezza tra i fedeli tiepidi consista nello studiare una forma di cerimonia (un rito) simile a un “secondo battesimo” per i transessuali. Martedì la Chiesa anglicana ha emanato le linee-guida che incoraggiano le parrocchie a favorire “l’accoglienza delle persone transgender con cerimonie che mostrino creatività e sensibilità”.
Riti “creativi”, dunque: è questa la strada intrapresa dai vescovi d’Inghilterra per salvare se stessi e la propria chiesa dall’irrilevanza. Poi però di mezzo ci sarebbe anche una dottrina, le parole di Cristo, la storia della chiesa. Non è così rilevante, dopotutto: “Tutti sono creati a immagine e somiglianza di Dio e tutti dovrebbero essere i benvenuti”, ha tagliato corto il vescovo di Blackburn, Julian Henderson, il quale sostiene che la pratica “creativa” studiata dai suoi colleghi vescovi è ben radicata nelle Sacre Scritture. Però – ci tengono a sottolineare i più moderati – non è un nuovo battesimo, visto che il primo non si può cancellare. Si tratta semmai – si spiega da oltremanica – di “rinnovare le promesse battesimali” consentendo così all’individuo di essere accolto “nella propria comunità religiosa con il nuovo nome”. La “liturgia esistente può essere usata per accogliere le persone transgender nella chiesa. Il battesimo è utilizzato per contrassegnare il cambiamento d’identità”, si legge nelle linee-guida approvate. Che la mossa – ispirata da non si sa bene quali passi biblici – favorisca il riempimento dei banchi impolverati delle belle chiese d’Inghilterra, pare essere una pia utopia. Pia sì, ma pur sempre utopia.
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