Lo scappellotto del Papa ai vescovi americani
“Attraversate una crisi di credibilità. Serve conversione, non commissioni”
E’ di assoluto rilievo la lunga lettera che il Papa ha inviato ai vescovi americani riuniti in preghiera a Chicago per “affrontare e rispondere evangelicamente alla crisi di credibilità che attraversate come chiesa”. Il riferimento è naturalmente alla piaga degli abusi che ha “fortemente” messo in discussione la credibilità della chiesa americana, “debilitata da questi peccati e crimini, ma specialmente dalla volontà di volerli dissimulare e nascondere, cosa che ha generato una maggiore sensazione di insicurezza, di sfiducia e di mancanza di protezione nei fedeli”. La reprimenda di Francesco è chiara, invoca “nuovi itinerari ecclesiali sempre più conformi al Vangelo”.
Un j’accuse evidente a una delle chiese locali più potenti al mondo e che dopo quasi sei anni dall’elezione di Jorge Mario Bergoglio al soglio di Pietro appare ancora ben lontana dall’essersi sintonizzata sulle frequenze dell’agenda del vescovo di Roma preso “alla fine del mondo”.
Il Pontefice boccia anche le proposte della Conferenza episcopale americana di varare apposite commissioni per affrontare il dramma degli abusi, perché una questione del genere “non si risolve con decreti volontaristici o stabilendo semplicemente nuove commissioni o migliorando gli organigrammi di lavoro come se fossimo capi di un’agenzia di risorse umane”, e questo perché “una simile visione finisce col ridurre la missione del pastore della chiesa a un mero compito amministrativo/organizzativo nella impresa dell’evangelizzazione”. Valutazione del tutto condivisibile, la chiesa delle periferie e dei preti callejeros ha bisogno di meno burocrazia e di più “brezza del Vangelo”. Il problema, però, è che la moltiplicazione delle commissioni vaticane per affrontare ogni sorta di problema – primo fra tutti quello degli abusi – è avvenuta dal 2013 in poi. Che sia un’implicita ammissione di aver imboccato una strada troppo tortuosa per essere efficace, lo dirà il tempo.