Con chi sta il Papa in America latina
Neutrale su Maduro, ha scelto il nuovo primate del Perù: un teologo della liberazione
Il primo discorso del Papa a Panama era atteso se non altro per capire se la Santa Sede avrebbe detto – o fatto capire – qualcosa di più circa la propria posizione rispetto allacrisi venezuelana. Francesco non ha toccato l’argomento, anche se l’accenno a Simón Bolívar e al suo sogno di costruire “una patria grande che sappia e possa accogliere, rispettare e abbracciare la ricchezza multiculturale di ogni popolo e cultura” è stato già interpretato dagli attori in campo come un esplicito sostegno alle proprie ragioni. Bolívar, insomma, come ideale di riferimento per la lotta verso la libertà delle opposizioni tenute sotto scacco dal caudillo vinotinto Nicolás Maduro ma anche come imperituro faro del chavismo, che al sogno bolivariano ha dedicato il nome della patria (Repubblica bolivariana del Venezuela). Ma è un altro fatto che indica come meglio non potrebbe quel che pensa il Papa sullo stato del continente latinoamericano.
Ieri ha accettato a tempo di record la rinuncia per motivi d’età del potente cardinale arcivescovo di Lima, Juan Luis Cipriani Thorne, che aveva compiuto l’età del pensionamento meno d’un mese fa (di solito il mandato degli arcivescovi, soprattutto se cardinali, viene allungato anche di qualche anno). Al suo posto ha nominato il reverendo Carlos Castillo Mattasoglio, professore di Teologia all’Università cattolica del Perù – l’università che nel 2012, ultimo anno di pontificato ratzingeriano, si vide togliere dalla Santa Sede i titoli di “pontificia” e “cattolica”, provvedimento poi annullato da Francesco – e uomo di enorme carisma. Il nuovo arcivescovo ha due caratteristiche: è un discepolo di Gustavo Gutiérrez, padre della Teologia della liberazione, ed è noto alle cronache per essere stato sospeso dall’insegnamento nel 2012 proprio dal cardinale Cipriani Thorne. I due, come notano i media peruviani, sono come il giorno e la notte: l’uno il contrario dell’altro, e non solo perché l’uscente è Opus Dei e l’altro un teologo della liberazione. Con questa scelta il Papa mette il punto finale, chiaro e incontrovertibile, a una lunga stagione che gli scolari di Gutiérrez li confinava, quando andava bene, nelle università.