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I liberal all'assalto del Papa

Redazione

I gesuiti americani contro il documento sul gender: “Un randello contro i lgbt”

Sì, vengono anche elencati e approfonditi i punti d’incontro – “rispettare ogni persona nella sua peculiare e differente condizione” – ma il documento vaticano sul gender (“Maschio e femmina li creò” è il titolo non inequivocabile), il primo nella storia, non ammette discussioni: la teoria gender “nega la differenza e la reciprocità naturale di uomo e donna”, “prospetta una società senza differenze di sesso, e svuota la base antropologica della famiglia. Questa ideologia induce progetti educativi e orientamenti legislativi che promuovono un’identità personale e un’intimità affettiva radicalmente svincolate dalla diversità biologica fra maschio e femmina. L’identità umana viene consegnata ad un’opzione individualistica, anche mutevole nel tempo”.

 

Non è una novità, Francesco in passato ha paragonato tale teoria a “una bomba atomica”, definendola “uno sbaglio della mente umana”, l’espressione di “una frustrazione”. Eppure il documento ha creato sconcerto oltreoceano, e per di più tra le file dei gesuiti che più avevano spinto Bergoglio a svoltare, cambiare morale e – perché no? – pure la dottrina. Così il notissimo James Martin, padre ignaziano, ha scritto su Twitter che il testo presentato lunedì sarà usato “come un randello contro le persone transgender e una scusa per sostenere che non dovrebbero nemmeno esistere”.

 

 

Giudizio tranchant che conferma ancora una volta, ammesso che ce ne fosse bisogno, che il Papa è stato messo all’angolo non solo dagli agguerriti contestatori iperconservatori, divisi tra sedevacantisti e critici di default, ma anche dai suoi stessi entusiasti sostenitori della prima ora. Proprio coloro che sognando rivoluzioni impraticabili e fallite – sarà utile un giorno mettere in fila l’esito delle grandi riforme lanciate in questi anni di pontificato – ora partono all’assalto di Santa Marta non appena il Papa dice qualcosa di ovvio.

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