Lo scalpo del cardinale Pell
Appello respinto, la foga manettara ha ottenuto la sua vittoria
Con una decisione presa a maggioranza dalla corte di Victoria (due contro uno), l’appello del cardinale George Pell, condannato in primo grado per abusi sessuali su minori, è stato respinto. Alla fine è stata premiata la volontà del popolo che fin dalle prime ore della mattinata assiepava le strade davanti al tribunale, attendendo lo scalpo dell’ex arcivescovo di Sydney. I giudici hanno scelto l’opzione che si riteneva meno probabile: cassare il ricorso. Gli esperti – anche quelli ben poco teneri nei confronti delle gerarchie cattoliche – ritenevano quasi scontato che si ordinasse un nuovo processo, considerate le innumerevoli incongruenze e le poche prove a sostegno che avevano condotto una giuria popolare a mandare in galera Pell (dopo che una prima giuria aveva rinunciato al caso, impossibilitata a giungere a un verdetto).
Particolare non indifferente, l’unico magistrato che ha dato ragione al cardinale è quello dei tre con più esperienza nel settore criminale. A suo giudizio, troppo poche le prove a carico del porporato e (soprattutto) poche testimonianze contro di lui. Ora resta solo il ricorso all’Alta corte australiana, che però raramente riforma in toto le sentenze di secondo grado. Un caso complesso, quello di Pell, in cui la pressione dell’opinione pubblica ha pesato e non poco, puntando ora a un vescovo ora a un altro pur di avere un presule ai ceppi (ne sa qualcosa il titolare di Adelaide, che ha dovuto lasciare la cattedra episcopale per infamanti accuse, salvo poi essere stato completamente assolto). Non a caso la reazione del Vaticano è prudente: prima di adottare misure ulteriori nei confronti di Pell si attenderà il terzo grado di giudizio. E pazienza per la signora Marie Collins, ex membro della Pontificia commissione per la Tutela dei minori, che con poco misericordioso spirito forcaiolo sfogava sui social la sua rabbia per l’inazione del Papa: “Il Vaticano ribadisce costantemente che il cardinale Pell si professa innocente, come se ciò lo rendesse innocente! Se questo fosse lo standard legale, le nostre carceri sarebbero vuote”.