editoriali
Era meglio quando i Papi non parlavano
Ennesima intervista di Francesco sulla guerra e una giornata passata a interpretarla. Ma il problema è un altro: è utile che il Papa dispensi interviste a ciclo continuo su ogni tema dello scibile umano?
A guardare il numero dei tweet di padre Antonio Spadaro, intento a chiarire i contorni di quel che il Papa ha detto nell’ennesima intervista (stavolta ha parlato ai direttori delle riviste culturali europee della Compagnia di Gesù), il senso delle parole di Francesco non è stato troppo chiaro. Niente di nuovo: la guerra è una cosa complicata, non è saggio “ridurre la complessità alla distinzione tra i buoni e i cattivi, senza ragionare su radici e interessi”, la Russia di Putin è stata tutto sommato “provocata”. Da chi? Dall’occidente.
Francesco fa sapere che due mesi prima dello scoppio delle ostilità un capo di stato “che parla poco” gli ha detto che quelli della Nato “stanno abbaiando alle porte della Russia. E non capiscono che i russi sono imperiali e non permettono a nessuna potenza straniera di avvicinarsi a loro”. Il Papa deve essersi accorto mentre proferiva tali parole che il rischio d’essere frainteso era alto, infatti dice che lui “non è a favore di Putin”. Bene. Al di là delle conversazioni da sala da tè di Jorge Mario Bergoglio con i compagni gesuiti, il problema è un altro: è utile che il Papa dispensi interviste a ciclo continuo su ogni tema dello scibile umano? Guerra, sinodo tedesco, l’amicizia con Kirill, i “restauratori che non hanno mai accettato il Concilio”. Pillole quotidiane che, appunto, fanno tanto salotto.
Una volta i Papi parlavano con i documenti e se rilasciavano interviste lo facevano centellinando le apparizioni e rivedendo quanto detto. Proprio per prudenza e per la consapevolezza che il Papa non è il primo che passa e le sue parole possono avere conseguenze non trascurabili. Non era l’epoca in cui il reverendo padre Spadaro passava le sue giornate a tradurre, interpretare e inquadrare i pronunciamenti papali per spegnere incendi ormai divampati. Tornare all’antico, qui, non sarebbe affatto male. Anche per il benessere di quanti in Segreteria di stato tremano all’idea che arrivi sul loro tavolo un’intervista papale.
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