Editoriali
Abortisti in Vaticano, che cortocircuito
Per il Papa è un crimine, ma all’Accademia per la vita entra Mariana Mazzucato
Sabato scorso, la professoressa Mariana Mazzucato è stata nominata membro della Pontificia Accademia per la Vita, guidata da mons. Vincenzo Paglia. Mazzucato è economista con molti titoli nel curriculum, pluripremiata, già consulente del governo Conte. Il problema è che la professoressa è atea e convintamente favorevole all’aborto. Lo scorso giugno, all’indomani del ribaltamento della sentenza Roe vs Wade con cui la Corte suprema riportava in capo agli stati il diritto di scegliere se limitare il diritto di aborto, su Twitter esprimeva in modo tutt’altro che ambiguo la sua indignazione. Il professor Robert P. George, docente di Legge a Princeton, in un’intervista ha ricordato che lo scopo principale dell’Accademia è quello di promuovere la vita e che “o si crede in questa missione o non ci si crede. Se non ci si crede, allora perché la hanno inclusa?”.
Questo è il punto: per quale motivo l’organismo guidato da mons. Paglia sente la necessità di includere tra i suoi membri individui che fanno campagna per l’aborto? Non crede il monsignore che così facendo si crei ulteriore disorientamento tra i fedeli che prima sentono il Papa tuonare contro “il far fuori una vita” e “l’assoldare sicari” e poi vedono che lui stesso firma la nomina di un’abortista all’Accademia per la Vita? Era proprio necessario? Non ritenendo che quella di Paglia sia una svista (sarebbe grave e sarebbe un affronto all’intelligenza del già arcivescovo di Terni), sarebbe utile che una volta ogni tanto dal Vaticano si facesse chiarezza. Perché in caso contrario risulta complicato coniugare le crociate bergogliane contro l’aborto e il fatto che poi si riempiono le accademie pontificie di chi l’aborto lo sostiene e lo promuove. Dopotutto, è questione evangelica: il vostro parlare sia sì, sì, no, no.