Editoriali
Per il Papa l'omosessualità non è un crimine. E la notizia, dov'è?
Che il Pontefice sostenga che “Dio ci ama così come siamo” e inviti i preti ad accogliere gli omosessuali in Chiesa è una sorpresa solo per chi non ha mai letto un’allocuzione papale o per chi spezzetta frasi qua e là e le offre come ennesimo capitolo di una rivoluzione che non esiste
Il Papa, contestando le leggi che considerano e perseguono l’omosessualità come un “crimine”, ha detto che non è d’accordo, e cioè che l’omosessualità “non è un crimine. E’ un peccato, sì. Ma facciamo prima la distinzione tra crimine e peccato”. Detto che è il primo Pontefice ad aver biasimato le legislazioni – “una cinquantina” – che puniscono gli omosessuali, sul resto non ha detto niente di clamoroso, ovviamente: o qualcuno forse s’aspettava che il vescovo di Roma, intervistato dall’Associated Press dicesse che l’omosessualità è qualcosa di perverso e criminale? E’ un peccato, insomma. Come ce ne sono tanti, ad esempio “la mancanza di carità verso il prossimo”. Di più: Francesco ha anche detto che “siamo tutti figli di Dio e Dio ci ama così come siamo e per la forza che ognuno di noi ha di lottare per la propria dignità”.
Il fatto che il Pontefice sostenga che “Dio ci ama così come siamo” e inviti i preti ad accogliere gli omosessuali in Chiesa fa notizia solo in chi o non ha mai letto un’allocuzione papale o in chi spezzetta frasi, taglia qua e là quel che conviene e le offre come ennesimo capitolo di una rivoluzione che non esiste. Il problema, semmai, è proprio il genere delle interviste papali (una o due al mese), offerte al pubblico fedele e infedele con sapienti frasi a effetto che hanno l’unico intento di catturare l’attenzione. Decontestualizzandole. L’esempio classico è il celebre “chi sono io per giudicare un gay”, frase che poi veniva seguita da rimandi al Catechismo che nessuno si ricorda. Di certo, Francesco non aiuta a fare chiarezza. Soprattutto perché ogni sua intervista è seguita dal grande circo delle interpretazioni, sul “cosa intendeva davvero dire” che occupa trasmissioni tv, pagine di giornale e scambi sui social. Ne vale la pena? Anche no.