editoriali
Orlandi e Wojtyla. Il Vaticano se l'è cercata
Accettare di scendere al livello da “talk-show” ha prodotto solo guai
Non poteva restare in silenzio, il Papa, mentre in prima serata televisiva Pietro Orlandi riportava “voci” su presunti divertimenti serali di Giovanni Paolo II – “usciva di sera con due monsignori polacchi e non a benedire case” – non citando la fonte ma condendo la trama con il solito e comodo “si dice”. Per giorni, dal Vaticano non era giunto alcun commento, fino alla pubblicazione di un duro editoriale di Andrea Tornielli apparso sui media vaticani. Erano stati vescovi locali, primo fra tutti il cardinale Stanislaw Dziwisz, già segretario di Wojtyla, a definire infamanti le chiacchiere mosse contro una persona che non può più difendersi, senza peraltro presentare neanche una prova. Domenica, al termine del Regina Coeli, l’atteso e necessario intervento papale. Questa vicenda rappresenta anche una grande lezione per le alte gerarchie d’oltretevere, da un decennio assai ciarliere e molto attente alla risposta dell’opinione pubblica a ogni atto che viene dalle Sacre stanze.
Orlandi chiedeva di svelare arcani e misfatti? Benissimo: via libera allo scoperchiamento di tombe (senza alcun esito, se non quello d’aver trovato ossa di qualche nobildonna dei secoli passati), concessione di udienze lunghe otto ore con manifesta disponibilità mostrata dal Promotore di giustizia vaticano ad ascoltare ipotesi e nomi. Il tutto in uno stillicidio continuo di mezze accuse, tracce, piste. Interviste e comparsate in televisione. Salvo poi, dopo aver riportato le voci sul conto di Giovanni Paolo II, rifiutarsi di rivelare la fonte di tali illazioni. Vale la pena assistere a questo spettacolo a dir poco imbarazzante? Mediatizzare una vicenda dolorosa qual è la scomparsa di Emanuela Orlandi, già assai mediatizzata da decenni, non fa altro che rendere meno seria l’indagine e la doverosa richiesta di fare chiarezza su quel che accadde quarant’anni fa.
Vangelo a portata di mano