Festa dell'ottimismo 2023
"La pace in Ucraina va raggiunta attraverso il dialogo", dice il cardinale Zuppi
"Pace giusta è quella che restituisce ciò che è stato tolto". L'intervento dell'arcivescovo di Bologna e presidente della Cei alla Festa dell'Ottimismo 2023. La posizione della Santa Sede rispetto all'invasione russa dell'Ucraina e al Sinodo della chiesa Greco-Cattolica
Il cardinale Matteo Maria Zuppi, in un videomessaggio inviato alla Festa dell'Ottimismo 2023, organizzata dal Foglio a Firenze, chiarisce la posizione della Santa Sede rispetto alle questioni internazionali in Ucraina e alle relazioni della chiesa Greco-Cattolica. Per prima cosa è importante spiegare il significato di una "pace giusta, un'espressione ribadita più volte ma forse non chiara a tutti: "La pace giusta l’hanno indicata le Nazioni Unite col principio della inviolabilità dei confini", dice l'arcivescovo di Bologna e presidente della Cei. "La pace giusta è quella che restituisce ciò che è stato tolto, quella che risolve i conflitti e deve essere sicura perché garantita". Zuppi poi precisa: che "ci sono due modi" di porre fin e al conflitto: "quello militare, che purtroppo sta insanguinando l’Ucraina, e poi crediamo che la pace possa essere raggiunta attraverso il diritto, attraverso il confronto, attraverso il dialogo. Per questo è necessario un concorso di tanti. Papa Francesco, la chiesa e tutti coloro che hanno visto la seconda guerra mondiale e non vogliono vedere la terza, investono nelle armi quanto nel dialogo per lo stesso risultato, senza nessuna cedevolezza, senza confondere le responsabilità, senza mettere sullo stesso piano aggressore e aggredito, ma credendo che c’è una forza, che non siano le armi, capace di risolvere i conflitti".
Il cardinale ha viaggiato molto, negli Stati Uniti e in Cina, oltre che a Kyiv e a Mosca, per cercare di coinvolgere la comunità internazionale per una comune soluzione del conflitto e critica l'assenza dell'Europa: "Sì, bisogna riconoscere che è assente. Se l’Europa, che nasce proprio da una guerra che l’ha lacerata e che l’ha distrutta e perciò ha un patrimonio di risoluzione di tanti conflitti, non percorre una via del dialogo credo che venga meno anche a una parte delle sue ragioni fondative." Poi si esprime invece sull'operato delle Nazioni Unite: "L’Onu deve fare i conti la comunità internazionale e quindi soltanto con un concorso largo può aiutare a trovare le soluzioni per il conflitto che siano forti, garantite, che possano permettere davvero di scegliere. Credo che l’Onu forse registri la difficoltà della comunità internazionale a unirsi in uno sforzo efficace di dialogo.
Ma per quale motivo è così complicato comprendere la posizione della Santa Sede e di Papa Francesco rispetto al conflitto ucraino da parte della chiesa Greco-Cattolica? Zuppi rassicura: "Il legame è forte, però è un legame che subisce alcune turbolenze, prendiamo l’esempio dell’espressione usata da Papa Francesco, che poi lui stesso ha spiegato, della grande Russia che non aveva niente a che vedere con la pubblicistica russa. Confonderlo è chiaramente un cortocircuito che però è spiegabile con la sensibilità e anche la semantica per cui delle parole immediatamente acquistano un significato che è del tutto lontano dalle intenzioni del Papa." Poi rispetto all'operato del Santo Padre commenta: "Credo che il Papa proprio come non abbia mai fatto mancare fin dall’inizio la condanna della guerra, la legittima difesa, chiamare sempre con chiarezza l’aggressore 'aggressore' e l’aggredito 'aggredito'. Mi sembra che non si arrende e penso che non si arrende nemmeno al fatto che siano soltanto le armi l’unica via per risolvere il conflitto".
Il cardinale poi racconta anche della sua partecipazione al sinodo della chiesa Greco-Cattolica: "Vive pienamente la condizione di tutto il paese e gli è stato sempre molto utile per comprendere la tanta solidarietà, la tanta vicinanza, di un legame profondissimo che unisce questa chiesa, ma anche tutta l’Ucraina, con l’Europa e con l’Italia. Basti pensare l’accoglienza di diverse centinaia di bambini provenienti dall'Ucraina già nei mesi estivi passati da famiglie, da strutture, dalla Caritas." Zuppi poi aggiunge rispetto alle conclusioni che desidererebbe vedere al termine del sinodo: "La richiesta di Papa Francesco di completare quella conversione pastorale è stata un po’ la chiave del suo pontificato. Seguiamo qualcosa di strutturale in cui mettere assieme il primato, colui che presiede la comunione, la collegialità, quindi i vescovi e l’ordine, e la sinodalità, le varie componenti del popolo di Dio. Queste tre dimensioni debbono andare insieme e Papa Francesco ha scelto questo termine di sinodalità proprio per indicare il funzionamento delle comunità, della chiesa che deve affrontare tanti problemi, dalla mancanza di preti, al ruolo dei laici, alle questioni amministrative e sopratutto imparare a lavorare insieme. Credo che questa combinazione, la comunione, è molto più della democrazia, è pensarsi insieme. Tra primato, il Papa, colui che presiede la comunione, la collegialità rappresentata dall’ordine, e la sinodalità. Credo che questo potrà dare nuova forza a questa confessione pastorale, cioè la chiesa che si misura col mondo e cerca di annunciare il Vangelo e di passare, come mi sembra che sia davvero così importante in particolare in Europa, dall’io al noi e dall’io a Dio".