Editoriali
Ebrei e cattolici non sono mai così lontani
Il rabbino capo di Roma certifica "i molti passi indietro nel dialogo" tra le due religioni
"C’è un problema di teologia regredita e di incomprensione sostanziale", ha detto il rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni, intervenendo alla 35esima Giornata per l’approfondimento e lo sviluppo del dialogo tra cattolici ed ebrei che ha avuto luogo mercoledì all’Università Gregoriana. “Sono stati fatti molti passi indietro nel dialogo ed è necessario riprendere il filo del discorso”, ha aggiunto, sottolineando che la situazione è precipitata dopo le reazioni cattoliche al massacro perpetrato da Hamas e alleati lo scorso 7 ottobre. Dal Papa in giù, si è avuto “un miscuglio di dichiarazioni politiche e religiose che ci hanno reso perplessi e offesi”, ha aggiunto, spiegando che “c’è la preghiera per la pace, ma non avete il monopolio della pace. La pace la vogliamo tutti, ma dipende da quale. La pace non può prescindere dalla sconfitta di Hamas perché chi fa il male deve essere sconfitto, come accade con i nazisti nel 1945. E non si può accettare l’idea che la guerra sia di per sé una sconfitta per tutti. Questo non autorizza qualsiasi cosa, ma non si può mettere sullo stesso piano chi soffre un abuso incredibile e chi cerca di eliminare l’origine e la ripetizione di questo abuso”.
Il rabbino capo di Roma ha certificato quel che già era chiaro, e cioè l’enorme distanza che separa il cattolicesimo dall’ebraismo. Incomprensioni teologiche e politiche. Sul primo aspetto, Di Segni ha criticato le letture – assai diffuse dopo il 7 ottobre – di un ebraismo “vendicativo”, con “importanti esponenti” cattolici che hanno insistito su tale punto. Sul fronte politico, ha denunciato l’appiattimento sulle posizioni palestinesi e la pratica “del bilancino”, che tende a mettere sullo stesso piano i morti palestinesi con quelli israeliani senza considerare quanto avvenuto nei kibbutz. Decenni di meticoloso e difficile lavorio diplomatico e teologico sono stati archiviati in poco tempo e ora servirà una certosina opera di ricucitura e mediazione. Basterebbe ripetere quanto fatto con l’islam sunnita, che da vago interlocutore è divenuto alleato di ferro e indispensabile.
Il cristianesimo non è utopia