Non esistono tasse dolci
La “sugar tax” è talmente inutile che non servirà neppure a chi l’ha proposta
Alla fine, a meno di ripensamenti, arriverà la “sugar tax”. Che non sarà una tassa dolce – come potrebbe? – ma una tassa sulle bevande zuccherate. Sono state salvate, per fortuna, le merendine che erano l’altro obiettivo delle “tasse sui peccati” che il ministro dell’Istruzione Lorenzo Fioramonti aveva proposto per recuperare 3 miliardi di euro da destinare al suo ministero e necessarie a evitare le sue dimissioni. La tassa, almeno in questa sua formulazione iniziale, così come annunciata dalla viceministro dell’Economia Laura Castelli, sarà solo sulle bibite e sugli zuccheri utilizzati per produrre bibite: 10 euro per ettolitro e di 25 centesimi al chilogrammo di polveri.
L’imposta servirebbe a incentivare comportamenti alimentari più sani, o meglio a disincentivare quelli ritenuti poco salutisti, e quindi a combattere l’obesità. Ma in realtà, come anche palesemente annunciato, il vero obiettivo è quello di racimolare un po’ di soldi per foraggiare la spesa. Nessuno se ne avvantaggerà dal punto di vista sanitario, perché una norma circoscritta solo alle bevande zuccherate – che rappresentano circa l’1 per cento delle calorie assunte – non avrà alcun effetto tangibile sulla dieta. Oltre a incidere poco sulla dieta, il consumo di bevande zuccherate è già inferiore alla media europea e poi è facile immaginare che gli zuccheri e le calorie possono essere facilmente sostituiti da altri consumi non tassati. Basti pensare alle merendine, alla cioccolata e a tutti gli altri dolci che, per fortuna, sono stati salvati nella convinzione che sono made in Italy mentre le bibite le fanno le multinazionali straniere (è sfuggito un dettaglio: le multinazionali straniere che producono in Italia fanno made in Italy). Questo se la tassa dovesse funzionare come disincentivo. Altrimenti, essendo tutto sommato bassa, se non riuscisse a modificare i consumi, sarà semplicemente una tassa regressiva pagata soprattutto dai più poveri. Il gettito stimato per il 2020 è di 200 milioni, meno di un decimo della somma richiesta da Fioramonti. Una tassa talmente inutile che non servirà neppure a chi l’ha proposta per evitare le proprie dimissioni.