editoriali
Non ci siamo meritati Domino's, che chiude i suoi ristoranti in Italia
Quando per la durata di una pizza ci sentivamo un pezzo di provincia americana
Quanto ci mancherà Domino’s Pizza, che ha deciso questa settimana di chiudere tutti i suoi punti vendita nello stivale. Iconici gli scatoloni di cartone, come quello che alzava Chunk alla fine de I Goonies per proteggere Sloth, il reietto della banda Fratelli. E poi Il diario di Bridget Jones e Talladega Nights, product placement come effetto di realtà barthesiano. Immaginario americanissimo hollywoodiano della pizza ordinata a casa e mangiata sul divano davanti alla tv, importata da noi troppo tardi, negli anni del poké, dello street food, del burger ordinato su Glovo. Con Sorbillo che conquista Milano, l’ortodossia partenopea diventa resistenza all’americanizzazione della margherita, e poi dall’altra parte la new wave gourmet, con burrata intera in mezzo al cornicione spessissimo e cascata di pistacchi. Dittatura del Dop. Religione del veg gluten free alta digeribilità. Ossessione pasta madre. E poi Cracco e Briatore, patanegra e pizze d’autore. Per non parlare delle sollevazioni popolari, di chi criticava con troppo sgomento l’ananas sulla pizza come se fosse un crimine di guerra e non il massimo della sperimentazione.
Per chi sognava di vivere in un film di John Hughes, Domino’s era una benedizione, un pezzo di provincia americana tanto agognato. Bbq Chicken, Pepperoni Passion, Hawaiana, Extravaganzza, Bacon & Chicken, erano più di una lista di nomi in un menu, erano la possibilità di trasformare un piatto nazionale, un simbolo patrio, in una piattaforma per accogliere le ghiottonerie amate da Homer Simpson. Aveva aperto solo nel 2015 da noi, e già se ne va questo pezzo di soft power statunitense, nato nel Michigan all’inizio degli anni Sessanta. Negli ultimi anni gli italiani hanno affinato il proprio palato e vogliono “prodotti più artigianali”, ha detto un rappresentante dell’Associazione Verace Pizza Napoletana al New York Times, “ora c’è la tendenza a riconoscere il lavoro degli chef”. Al posto di uno dei Domino’s di Roma aprirà una piadineria.