Il novel food arriva a tavola
Lollobrigida e la farina d'insetto: via libera alla vendita ma lontano dalle farine tradizionali
Pubblicati i decreti attuativi per il commercio dei nuovi prodotti alimentari. Le regole "rigidissime" rivendicate dal ministro, da sempre contrario al novel food, sono uguali a quelle di tutti gli altri paesi europei. Tranne una: il collocamento sugli scaffali dei supermercati
L'Italia, alla fine, ha detto sì alla farina di grillo. Il 29 dicembre scorso sono entrati in Gazzetta ufficiale i decreti interministeriali che regolano la commercializzazione e la vendita dei prodotti derivati da quatto diverse varietà di insetti. Nonostante i secchi no e la contrarietà del ministro Francesco Lollobrigida, il governo ha dovuto adeguarsi alla volontà dell'Unione europea ratificando la normativa che ne consente la vendita diretta ai cittadini. La notizia è rimbalzata un po' ovunque durante il periodo festivo e il ministro dell'Agricoltura, evidentemente irritato dalla questione, in un post su Facebook ha cercato di minimizzare il fatto, sottolineando che "l’autorizzazione è avvenuta a livello europeo e vincola ogni paese facente parte dell’Ue" a ratificare la normativa.
Lollobrigida ha rivendicato di aver introdotto "regole rigidissime" per i produttori, che hanno lo scopo di "informare minuziosamente i nostri cittadini, in modo tale che chiunque voglia possa evitare facilmente di acquistare questi prodotti, o viceversa". Peccato che le regole di cui parla il cognato di Giorgia Meloni non siano farina del sacco del governo, ma semplicemente linee guida europee sull'introduzione di nuovi prodotti nel mercato unico.
Nel post, il ministro Lollobrigida fa un elenco chiaro, con tanto di puntini grossi rossi, delle regole ferree introdotte dai decreti: "Tutti gli alimenti a base di insetti dovranno presentare un'etichetta ben visibile sulla confezione che informerà chi acquista sulla tipologia di insetto presente, la quantità di insetti utilizzata, il paese d’origine e le eventuali informazioni relative a rischi legati a reazioni allergiche". Ma tutti questi obblighi di cui il ministro si fa autore sono in realtà i regolamenti comunitari europei e fanno a capo a linee guida dell'Ue. Parliamo dei regolamenti europei 2283/2015 e 1168/2011 che fanno riferimento all'etichettatura: in entrambi sono inserite le norme menzionate dal ministro, che nell'approvare i decreti non ha fatto altro che sottoscrivere quelli che sono in realtà gli obblighi di tutela del consumatore, del produttore e della salute collettiva imposti da Bruxelles. Per di più questi non si applicano solo per i "novel food", ma anche molto più banalmente per i cibi come il pane, la pasta, la pizza e quant'altro.
I decreti ministeriali menzionano anche un altro obbligo che riguarda la vendita dei prodotti in senso stretto e che è stato introdotto in autonomia dal governo italiano. Come ha spiegato il ministro, sempre su Facebook, "i prodotti in questione dovranno essere posti in vendita in comparti separati, segnalati attraverso apposita cartellonistica". Ciò significa, da quanto si legge anche nel testo del decreto, che le farine di insetto dovranno essere riposte lontane da quelle tradizionali, su altri scaffali e con una segnalazione ad hoc. I nuovi prodotti saranno quindi acquistabili nei supermercati, ma ghettizzati.
Il decreto è stato già approvato dalla Commissione europea, ma la norma solleva una questione legata alla penalizzazione di questi prodotti: vendere la farina di insetti lontano dai prodotti simili può scoraggiarne l'acquisto.
"Bruxelles ha applicato il cosiddetto 'silenzio assenso'", commenta al Foglio Enzo Cannizzaro, ordinario di Diritto internazionale e dell'Unione europea all'Università La Sapienza di Roma. Secondo il professore, il governo ha ottenuto questa particolare condizione grazie a una notifica preventiva inviata alla Commissione. "Il fatto che questa norma sia andata bene a Bruxelles, non significa tuttavia che lo sarà anche per la Corte di Giustizia europea", continua il professore. Qualora un'azienda produttrice faccia ricorso saranno i giudici a doversi esprimere, stabilendo se l'obbligo di vendita in uno scaffale diverso sia o meno una norma penalizzante. Uno scenario "improbabile", secondo Cannizzaro, in quanto nella valutazione dell'Ue la decisione del governo italiano può essere stata considerata come una garanzia di tutela del consumatore.
Al momento in Europa è autorizzata la vendita di solo tre farine prodotte da altrettante aziende, una in Francia, una in Olanda e una in Vietnam. In Italia, a oggi, esistono invece solo start up che puntano a entrare in un mercato che, per ora, rimane estremamente limitato. C'è una possibilità che la condizione posta dal governo possa rappresentare un disincentivo per le aziende italiane che investono in queste nuove frontiere alimentari. Tuttavia rimane per lo meno coerente con la posizione che Lollobrigida ha sempre avuto nei confronti del "novel food", un'espressione che non riguarda solo le farine proteiche derivate dagli insetti essiccati, ma anche la carne sintetica. Proprio su quest'ultimo prodotto, ancora lontano dall'essere approvato dall'Ue, il ministro dell'Agricoltura guarda con interesse a Les Républicains francesi, che intorno a metà dicembre hanno avanzato una proposta di legge che ne vieti la commercializzazione proprio come fatto in Italia. Ma nel paese d'oltralpe, impegnato in un rimpasto di governo, per il momento divieti del genere non rappresentano un tema urgente.