Chi salva il cinema italiano
Nel 2017 crollano spettatori e incassi. Sale vuote senza Checco Zalone
Nel cinema italiano, scriveva qualche mese fa la nostra Mariarosa Mancuso, sta succedendo quel che succede con i libri: siccome nessuno si prende la responsabilità di scegliere, si pubblica all’ammasso e si aspettano le rese. L’anno dopo si ricomincia da capo, producendo pellicole in una quantità che neppure uno spettatore seriale e compulsivo riuscirebbe a smaltire in tempo per l’ondata successiva. I dati appena pubblicati del rapporto Anac (Associazione nazionale autori cinematografici) “Cinema in sala 2017” fotografano alla perfezione l’inutilità di questa strategia: l’incasso totale dei film italiani in sala, coproduzioni comprese, durante l’anno appena concluso è stato di 103.149.979 (17,64 per cento del totale box office, il 46,35 per cento in meno rispetto al 2016). Diminuiscono ovviamente i biglietti venduti: -44,21 per cento rispetto al 2016. Mancano circa 89 milioni di euro rispetto al 2016. Di questi, ben 65 li aveva incassati “Quo vado?”, il film di Checco Zalone che ha fatto sollevare un po’ di sopraccigli a critici, intellettuali e registi impegnati. La lezione di Zalone, genio comico di successo, è in fondo semplice: rispetta il pubblico facendolo ammazzare dalle risate. I film di Checco hanno successo perché lo meritano: dietro ci sono la fatica, le riscritture, il perfezionismo del comico e del regista Gennaro Nunziante. Un lavoro che manca a tanti film italiani, prodotti, lanciati e ritirati senza che attirino pubblico e soldi. Registi e produttori italiani hanno in casa loro un metodo da seguire e provare a imitare. Se non lo fanno, magari per troppo snobismo, almeno non si lamentino degli incassi che calano. Noi ribadiamo quanto scritto due anni fa: è ora di dichiarare Checco Zalone patrimonio nazionale.
Politicamente corretto e panettone